Il mistero delle malattie da prioni

Pierre-Marie Lledo
Malati di cibo. Storia della mucca pazza
Raffaello Cortina, 2001
pp. 148, £29.000

E’ la sintesi storica delle malattie da prioni fino a oggi clamorosamente assente dal panorama della letteratura scientifica. Il libro di Pierre-Marie Lledo, direttore di ricerca dell’Istituto di neurobiologia Alfred Fessard del Cnrs di Parigi, è un apporto rigoroso e allo stesso tempo esemplificativo alla storia della medicina. E non c’è da stupirsi che il contributo alla chiarezza e alla ricostruzione venga dalla Francia, terra in cui sono stati intrapresi poco più di cento anni fa i primi studi sul carattere infettivo delle encefalopatie spongiformi. L’autore riesce a fare il punto da una parte sul mistero scientifico che ancora avvolge questo tipo di malattie, dall’altra mostra quanto la competizione scientifica e le costruzioni politiche ed economiche abbiano pesato sulla ricerca correlata allo scrapie (l’encefalopatia ovina), alla Bse (quella bovina) e alla malattia di Creutzfeldt-Jakob nell’uomo. Al tema politico è dedicata la prima parte del libro mentre le pagine finali sono occupate dalla spiegazione scientifica, accessibile anche ai non addetti ai lavori.

A rendere la storia delle malattie da prioni affascinante dal punto di vista scientifico è il mistero che circonda la loro trasmessibilità. Come cioè una proteina, il prione appunto, possa essere agente infettivo della malattia. Una tesi che sconvolge tutte le teorie finora accettate su questo tema che affermano che per trasmettere un’infezione l’agente patogeno deve possedere del materiale genetico. E infatti quando Stanley Prusiner pubblicò i suoi primi studi in cui affermava la natura proteica dell’agente si levarono gli scudi degli accademici. “Da Louis Pasteur in poi, si è sempre pensato che le infezioni avvengano in ogni caso per invasione dell’ospite da parte di microrganismi appartenenti al mondo del vivente, siano essi parassiti, batteri o virus”, scrive Lledo. Così la tesi di Prusiner si oppone al dogma fondamentale della biologia contemporanea. E se è vero che ormai la tesi del biologo premio Nobel nel 1997 proprio per la scoperta del prione, viene universalmente accettata, sono ancora molte le domande senza risposta a cui la ricerca è chiamata a rispondere. Una sfida che ha permesso di indagare sulle molte forme delle proteine, ignorate prima dell’avvento della mucca pazza.

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