Il segreto dei ventriloqui

Vista e udito collaborano entrambe al successo dei ventriloqui. Come ciò accada viene ora chiarito su Current Biology da uno studio condotto all’Istituto di Neuroscienze del Cnr di Pisa da ricercatori australiani. Da tempo gli scienziati sanno che il cervello elabora gli stimoli sensoriali in modo diverso, attribuendo maggiore importanza alle percezioni più distinte. David Burr, co-autore della ricerca insieme a David Alais, afferma che “in condizioni normali la visione è in grado di localizzare uno stimolo meglio dell’udito e viene dunque a godere di un maggior peso”. Facendo leva su questo i ventriloqui convincono il pubblico che a parlare sia qualcun altro presente sul palcoscenico. Ma questo fenomeno non è solo un trucco da intrattenitori. Si verifica anche al cinema, per esempio, dove le voci degli attori sembrano provenire dallo schermo e non dai diffusori posti in sala. In altre situazioni invece l’udito prevale sulla vista e quando la localizzazione visiva è meno precisa di quella acustica il cervello si affida all’orecchio per stabilire da dove provenga il suono. Si registra così il fenomeno inverso del ventriloquismo. Ma i migliori risultati nella percezione della fonte sonora si hanno quando gli stimoli posseggono la stessa precisione e il cervello bilancia esattamente le due informazioni sensoriali. Lo dimostrano esperimenti condotti usando test in cui le percezioni visive e uditive sono combinate con diverso grado di affidabilità. (g.p.)

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