Categorie: SaluteVita

Il senso della nicotina per la memoria

Non c’è niente di meglio di una dose di nicotina. Potrebbe sembrare uno slogan a favore delle multinazionali del tabacco, ma in questo caso le sigarette non c’entrano affatto. E neppure le e-cigarette tanto criticate in questi mesi (vedi Galileo:E-cigarette: una moda rischiosa per i polmoni). Già, perché qui non si parla di polmoni, ma di cervello. Un team di scienziati dell’Università di Uppsala ha infatti scoperto un nuovo gruppo di cellule che rispondono prontamente agli stimoli della molecola, e ne parlano in uno studio su Nature Neuroscience.

Il team internazionale, guidato dal neuroscienziato Klas Kullander, ha studiato le cellule Olm-alpha2 direttamente connesse all’ippocampo, l’area cerebrale deputata al consolidamento delle informazioni. Si tratta di cellule intermediarie dotate di un recettore altamente specifico per la nicotina e che entrano in azione quando vengono a contatto con quantità infinitesimali della molecola. Il loro ruolo è quello di filtrare gli impulsi nervosi provenienti da ogni parte del corpo per farli dialogare correttamente con il circuito della memoria.

Il cervello umano si comporta infatti come una grande spugna in grado di raccogliere grandi quantità di informazioni e fissarle nella memoria, attraverso miliardi e miliardi di connessioni neuronali. Ma nell’arco di un’intera vita gli stimoli ricevuti sono così numerosi da rischiare di mandare in tilt l’intero sistema. Ecco perché c’è bisogno di focalizzare l’attenzione solo su certi segnali e ignorare gran parte del “rumore di fondo.

Kullander e il suo team sapevano già che la nicotina è in grado di potenziare alcuni processi cognitivi, tra cui la memoria e l’apprendimento, ma non sapevano come. Questo ruolo di mediatore andrebbe proprio riconosciuto alle cellule Olm che, una volta attivate dalla nicotina, favoriscono il fissarsi, all’interno del circuito mnemonico dell’ippocampo, di segnali locali (cioè già processati, in arrivo dall’ippocampo stesso) e tengono alla larga gli stimoli provenienti da altre aree cerebrali (per esempio dalle zone della corteccia entorinale). Insomma, la nicotina sembra attivare il loro ruolo di filtro delle informazioni.

I neuroscienziati sono arrivati a queste conclusioni grazie allo studio combinato di stimoli luminosi e chimici su cavie da laboratorio. Nel caso delle cellule Olm, si è visto che luce e nicotina producono effetti molto simili, attivando i circuiti neuronali all’interno dell’ippocampo. Approfondire questo meccanismo di azione potrebbe aiutare i ricercatori nella formulazione di farmaci in grado di accrescere, nei prossimi decenni, il potenziale mnemonico del cervello umano. “In teoria l’idea è quella di sfruttare gli effetti positivi della nicotina sulle capacità dell’ippocampo di processare le informazioni – precisa Kullander – ma senza che venga indotta la forte dipendenza che spinge i fumatori a inalare il fumo di sigaretta a discapito della propria salute”.

Riferimenti: Nature Neuroscience doi:10.1038/nn.3235

Credits immagine: Grey cells/Flickr

Lorenzo Mannella

Si occupa di scienza, internet e innovazione. Laureato in Biotecnologie presso l'Università di Pisa, ha frequentato il master SGP in comunicazione scientifica presso Sapienza Università di Roma. Collabora con Galileo dal 2011. Scrive per Wired, Sapere e L'Espresso.

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  • >I neuroscienziati sono arrivati a queste conclusioni grazie allo studio >combinato di stimoli luminosi e chimici su cavie da laboratorio.

    Lo studio su cavie non dimostra nulla. Su quali cavie? MAgari sui topi funziona e sugli elefanti no. E sugli uomini? Siamo alle solite: notizie mirabolanti sostenute da nulla. Da inutili esperimenti su animali diversi dall'uomo. Ora ci vuole la nicotina, potente veleno che da forte assuefazione ( e questo si che comprovato dalla scienza) per far funzionare bene il nostro cervello.
    Ma per piacere.

    Andrea

  • "Luci e suoni" contro "Lettura di un libro di testo"?
    Allora forse l'anfetamina farebbe meglio della nicotina.
    L'articolo dice che il cervello scarta certe informazioni perché non può contenere tutte le informazioni che gli arrivano. La nicotina favorirebbe l'effetto "filtro" dell'ippocampo.
    Come si capisce che il "filtro" abbia funzionato meglio? I topi sono riusciti a memorizzare prima il percorso di uscita del labirinto?

    Ecco, tante belle parole ma a me rimane questa domanda.
    E poi, perché la nicotina? Non è una sostanza comune in natura, ci sono milioni di altre sostanze chimiche più pratiche e meno dannose. E poi io ricordo che l'effetto della nicotina è brevissimo (minuti), come fa ad "agire" per tempi utili? Nei test la hanno rilasciata sulle cavie come con i "cerotti", invece che singole assunzioni?

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