Nel mondo della scienza anche vedere aiuta a capire. Ecco, quindi, le immagini che raccontano le scoperte scientifiche di questa settimana, le più belle e interessanti secondo la redazione di Galileo. Una galleria che si apre con l’inedito ritratto appena realizzato di una nostra antica cugina di Devisona, rappresentate di una specie umana ancora misteriosa.
Capelli castani, volto schiacciato, bocca larga. Ci assomiglia parecchio, se non fosse per il cranio leggermente più ampio e l’arco dentale più lungo. Infatti è una nostra antenata vissuta in Siberia tra i 70.000 e i 40.000 anni fa: una denisoviana, rappresentante di una ancora misteriosa specie umana che per certi tratti somiglia ai Sapiens, per altri ai Neanderthal e per il resto è unica. Il ritratto è opera dei ricercatori della Hebrew University di Gerusalemme, che hanno ricostruito le fattezze dell’Homo di Denisova studiando i modelli di metilazione del Dna (una forma di modifica epigenetica) presenti nei pochissimi fossili ritrovati dal 2008 ad oggi: un dito mignolo, tre denti e un pezzo di mandibola.
Un modello 3D della Luna, preciso in ogni particolare, costruito a partire dai dati altimetrici e dalle migliaia di foto della missione Lunar Reconnaissance Orbiter (Lro). Per elaborare immagini, creare animazioni e progettare future missioni. Free. Il Cgi Moon Kit è stato realizzato dal grafico informatico Ernst Wright dello Scientific Visualization Studio della Nasa per il cinquantenario dello sbarco sulla Luna che ricorre quest’anno. Liberamente scaricabile sul sito dello SVS, il kit è uno strumento a disposizione di grafici e artisti digitali, e degli stessi scienziati che studiano le future imprese lunari.
Non fatevi ingannare: sembra un pesce che nuota ma non lo è. O, meglio, è un pesce ma robot. Tunabot è nato nei laboratori delle università di Harvard e della Virginia e imita alla perfezione i movimenti dei un tonni veri, campioni di velocità grazie anche al particolare movimento della coda. Non solcherà i mari, rischiando di finire in scatola. Resterà al sicuro in laboratorio per svelare ai ricercatori i segreti del nuoto dei pesci e poter realizzare le prossime generazioni di veicoli sottomarini con un sistema di propulsione più efficiente.
Un boato e poi l’onda d’urto che avanza veloce e inesorabile, pronta a spazzar via tutto sul suo cammino, uomini e cose. Ma la terribile shockwave perde potenza e alla fine lascia alle sue spalle meno danni di quanto temuto. A fermarla non è stato un supereroe ma, come si vede nel video, la disposizione di particolari barriere dalla superficie scanalata, che riducono la forza della cosiddetta onda d’urto riflessa. Una scoperta dei ricercatori dell’Università della California di San Diego che può salvare molte vite, evitando per esempio, incidenti fatali nelle miniere, dove le onde d’urto generate da esplosioni sono ancora oggi un pericolo estremamente concreto.
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