In Laos i generici anti-Aids

La campagna per l’accesso ai farmaci segna una nuova vittoria. Medici senza frontiere ha raggiunto un accordo con il governo del Laos per l’utilizzo di farmaci antiretrovirali generici nella lotta all’Hiv. Un tira e molla iniziato nel luglio del 2001, la cui risoluzione ha permesso a una paziente dell’ospedale di Savannaketh, a 500 chilometri dalla capitale Vientiane, di iniziare la terapia Haart (Higly Active Anti Retroviral Therapy) anti-Aids: una combinazione di farmaci molto efficace che migliora la qualità della vita delle persone colpite da Hiv. Alla prima paziente se ne sono aggiunti altri 10, ma Msf conta di arrivare a 50 entro la fine dell’anno. Utilizzando i generici, Medici senza frontiere è in grado di somministrare lo stesso tipo di cure al quadruplo dei pazienti. La terapia di antiretrovirali di marca contro l’Hiv costa 10 mila dollari all’anno in un paese industrializzato e 650 dollari in uno in via di sviluppo. Ma la stessa terapia, portata avanti con farmaci generici, scende fino a 250 – 270 dollari all’anno. Non solo: se l’uso di questi medicinali, come vuole Msf, si estendesse a macchia d’olio in tutte le zone ad alto rischio di infezione, il prezzo scenderebbe ancora. È del 22 ottobre scorso, infatti, la notizia di un accordo tra la Fondazione Clinton e le case produttrici di generici che prevede di abbassare a 36 centesimi di dollaro al giorno (poco più di 130 dollari l’anno) il costo delle cure anti-Aids. Finora in Laos particolari regolamentazioni in materia di assistenza medica hanno vietato l’uso dei medicinali anti-Aids prodotti dalle industrie indiane, tailandesi e brasiliane, omologhi dei farmaci di marca ma molto meno costosi. “I paesi in via di sviluppo”, spiega Chiara Bannella, di Msf Italia, “non accettano i generici, per paura di inimicarsi le multinazionali e, di conseguenza, le nazioni da cui dipendono in termini di aiuti economici. La loro sopravvivenza dipende, infatti, dagli scambi commerciali con il mondo ricco”. Fortunatamente, se ci sono paesi che non consentono l’utilizzo dei generici nella lotta all’Aids ce ne sono altri che lo incentivano. Il Brasile, per esempio, ha incaricato un’industria farmaceutica locale di produrre questo tipo di medicinali per coprire il bisogno di tutta la popolazione. Diverso è invece l’atteggiamento del Sudafrica dove, nonostante oltre 600 persone al giorno muoiano di Aids, il commercio di generici non è ancora permesso. La Medicin Act – un provvedimento che avrebbe dovuto ricalcare la strada del Brasile – proposta nel 1999 dal vecchio presidente della Repubblica Nelson Mandela, non è mai stata avviata. E la Aspen, l’industria sudafricana leader nel settore, pronta a produrre generici, aspetta ancora il via ufficiale da parte del governo. Anche in questo caso però qualcosa si sta movendo: il 16 ottobre scorso la Commissione per la Concorrenza del Sudafrica ha condannato due multinazionali – la Glaxo Smith Kline e la Boehringer Ingelheim – per aver praticato prezzi eccessivi sui farmaci anti-Aids e per aver abusato dei brevetti farmaceutici limitando l’accesso ai medicinali essenziali per prolungare la vita dei malati. Un enorme passo avanti: l’uso di farmaci di marca infatti è un ostacolo per la terapia antiretrovirale, detta anche triterapia in quanto combinazione di tre farmaci, prodotti da aziende diverse. Utilizzando i medicinali di marca è dunque necessario assumere quattro pillole al giorno. Invece utilizzando i generici i principi attivi sono disponibili in sole due pillole. “A poco a poco ci stiamo avvicinando al nostro obiettivo ultimo”, dice ancora Bannella, “l’once-a-day”, una pillola al giorno.

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