Incontri troppo ravvicinati

La trasmissione di malattie, la disgregazione dell’ordine sociale all’interno dei gruppi di primati, il rischio di danni all’ambiente e, soprattutto, un vertiginoso aumento della mortalità dei cuccioli: sono le dirette conseguenze di un particolare tipo di turismo naturalistico chiamato “Primate Tourism”, molto praticato in Cina, Borneo, Uganda, Rwanda, Madagascar, Sumatra, Gabon e  America Centrale.

A lanciare l’allarme sono gli antropologi coinvolti nel programma di ricerca internazionale “Primate Tourism, Range Restriction and Infant Risk Among Macaca thibetana”, che per 19 anni hanno studiando le conseguenze del turismo sulle popolazioni di macachi del monte Huangshan, nel sud della provincia di Anhui, in Cina.

Secondo i sostenitori, questo tipo di turismo apporterebbe benefici economici alla popolazione e rappresenterebbe un valido strumento di sensibilizzazione e di salvaguardia ambientale. Ma come reagiscono gli animali all’“invasione” del loro habitat?
A partire dal 1986, i ricercatori hanno monitorato il comportamento di gruppi di macachi tibetani e di altre specie di primati: le osservazioni sono state condotte nei sei anni precedenti allo sviluppo del turismo, nei 12 anni di esplosione del fenomeno e durante un ultimo anno in cui il turismo fu vietato.

La mortalità infantile, che nei primi sei anni risultava pressochè nulla, è umentata del 20 per cento negli anni successivi, tornando a decrescere solo nel 2004, quando il turismo venne limitato e poi vietato definitivamente. “I cuccioli venivano feriti durante i combattimenti che scoppiavano abitualmente tra gli adulti nell’area dell’approvvigionamento del cibo, luogo privileggiato dai turisti per le osservazioni”, afferma Carol Berman, docente di antropologia dell’Università di Buffalo e co-autrice dello studio. I dati dimostrano che le aggressioni sono strattamente collegate all’aumento del turismo, che rappresenta un fattore di stress per i primati. La principale conseguenza sembra essere la disgregazione dell’ordine sociale: la presenza di estranei è percepita dalle scimmie come una limitazione del  territorio e altera il comportamento dei soggetti adulti, aumentandone l’aggressività.

I risultati dello studio, condotto da ricercatori delle università di Buffalo (Usa), di Anhui (Cina) e di Chuckyo (Giappone),  verranno pubblicati il prossimo ottobre sull’International Journal of Primatology.

(m.m.)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here