Categorie: SocietàVita

Infedeli per tradizione

Vagabondi e inguaribili donnaioli. Così erano gli uomini primitivi secondo uno studio di genetica di popolazioni, condotto all’Università dell’Arizona a Tucson e pubblicata su Nature Genetics e Molecular Biology and Evolution. I ricercatori hanno analizzato il Dna del cromosoma Y (che passa da padre a figlio) e quello mitocondriale (che si trasmette per via materna) di 389 individui di dieci popolazioni diverse nei Paesi Bassi, nel sud Africa e in Papa Nuova Guinea. Sono andati alla ricerca di indicatori genetici che rivelassero le migrazioni e gli spostamenti avvenuti nel corso della storia umana. Ne è emerso che uomini e donne hanno contribuito in modo diverso alla riproduzione nel corso della storia. I maschi di maggior successo tendevano ad avere molte donne, percorrendo anche grandi distanze per raggiungerle: il proverbiale “marinaio con una donna in ogni porto”. Altri maschi rimanevano invece esclusi dalla procreazione. Il risultato è che le donne, in media, hanno trasmesso i loro geni in misura doppia rispetto agli uomini nel corso della storia umana. “Anche se pensiamo spesso di essere una specie monogama”, spiega Michael Hammer, uno degli autori dello studio, “la nostra storia evolutiva è poligama. Se ora tendiamo alla monogamia, è un fatto così recente che non ha lasciato traccia nel nostro genoma”. La ricerca, inoltre, abbatte l’idea che, in media, i geni della donna abbiano viaggiato più lontano rispetto a quelli dell’uomo. Era d’uso nelle società primitive, infatti, che le donne seguissero l’uomo nel suo villaggio. Ma questo concetto non ha trovato una rispondenza scientifica in questa ricerca. Analizzando il Dna del cromosoma Y e il Dna mitocondriale di infatti, gli scienziati avrebbero dovuto rilevare delle grosse differenze in questi due tipi di Dna. Ma così non è stato. Essi differivano allo stesso modo, dimostrando, dunque, che gli uomini hanno viaggiato più delle donne. (r.p.)

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