Siamo ancora in tempo per vaccinarci contro l’influenza?

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(foto: whitesession via Pixabay)

E’ quasi Natale, e con l’arrivo delle feste e la fine delle restrizioni che a lungo ci hanno protetto da Covid e malattie respiratorie, corriamo il rischio di ammalarci. Quest’anno un rischio particolarmente reale con l’influenza che colpisce duro. Possiamo ancora correre ai ripari? Sì, perché possiamo ancora vaccinarci contro l’influenza, proteggendoci dalla malattia e diminuendo il carico su medici e ospedali, alle prese con una tripla epidemia di virus respiratori quest’anno. E salvare, magari, anche il Natale.

A sciogliere i dubbi è la circolare ministeriale diffusa già lo scorso luglio, che invitava gli operatori medico-sanitari a “offrire la vaccinazione ai soggetti eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale, anche se si presentano in ritardo”. E a dicembre, rispetto alle raccomandazioni, che parlavano di avviare la campagna vaccinale ad ottobre, siamo decisamente in ritardo, ma ancora in tempo, come ha appena ricordato anche la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie. “Nonostante siamo al picco influenzale, è ancora opportuno, seppur tardivamente, vaccinarsi, oltre che mantenere le buone norme volte a limitare i contagi“, ha commentato Alessandro Rossi, Responsabile Patologie Acute SIMG.

Quanto tempo ci vuole al sistema immunitario per rispondere al vaccino

Ma perché un certo periodo dell’anno è più indicato di un altro per la vaccinazione contro l’influenza? Innanzitutto sappiamo ormai che quello dell’influenza – o meglio quelli, dato che si parla di varianti e ceppi diversi ogni anno – è un tipo di virus cosiddetto “stagionale”, ovvero che causa ogni anno un picco di contagi durante una specifica stagione (nel caso specifico, quella invernale). Ma c’è anche da tenere a mente che il nostro sistema immunitario non funziona come un interruttore: impiega circa due settimane per sviluppare gli anticorpi che ci proteggeranno dal contagio, a partire dal momento in cui ci viene somministrata la vaccinazione, proprio come succede per il vaccino contro il Covid-19, con il quale siamo ormai diventati familiari. Ecco dunque spiegato perché è suggeribile vaccinarsi all’inizio della stagione influenzale, o addirittura poco prima, al fine di massimizzare la copertura anticorpale, e quindi la prevenzione al contagio, per tempo. Ma al tempo stesso anche vaccinarsi in ritardo aiuta comunque a proteggerci dal rischio di infezione futura, perché la stagione influenzale non è terminata.

Prevenire l’influenza: non solo i vaccini

Esistono anche altri modi per prevenire l’infezione? Certamente sì, e sono gli stessi che ci siamo sentiti ripetere durante questi anni di pandemia: lavarsi o disinfettarsi frequentemente le mani, areare adeguatamente gli ambienti chiusi, evitare il più possibile i contatti quando ci accorgiamo di aver sviluppato qualche sintomo tipico o di essere stati in contatto con un malato. Anche le mascherine continuano a essere un ottimo strumento di protezione per noi stessi e per gli altri, non solo per quanto riguarda la trasmissione del Sars-Cov-2 ma anche quella dei virus influenzali. Il vaccino rimane comunque il mezzo preventivo più efficace ed è specialmente consigliato a soggetti che rientrano in determinate fasce di età o che presentano specifici fattori di rischio. Tuttavia, dato il picco di contagi particolarmente elevato che ha caratterizzato gli ultimi mesi, diverse Regioni d’Italia, fra cui la Lombardia, hanno esteso per quest’anno la possibilità di ricevere gratuitamente il vaccino antinfluenzale anche a soggetti che non fanno parte di queste categorie.

Il vaccino dopo l’influenza?

Infine, se vi state chiedendo se sia possibile vaccinarsi anche dopo aver contratto l’influenza, la risposta è sì, secondo quanto riportato sul sito del ministero della salute. “La vaccinazione – si legge sulla pagina dedicata alle domande più frequenti su questo tema (FAQ) – avrà l’effetto di richiamare la memoria immunologica e si avrà un aumento della risposta provocata dalla stessa vaccinazione (effetto booster). La vaccinazione di un soggetto già immune per effetto della malattia ‘naturale’ non comporta aumentato rischio di effetti collaterali.” La stessa pagina riporta anche molte altre informazioni utili, per esempio riguardo alle diverse tipologie di vaccini antinfluenzali disponibili nel nostro Paese, se questi sono somministrabili in concomitanza con altri vaccini, o ancora in quali casi l’antinfluenzale è particolarmente consigliato e in quali altri invece è controindicato (un esempio sono i bambini sotto i sei mesi di età, per i quali la somministrazione del vaccino antinfluenzale non è autorizzata in quanto non conferirebbe una protezione sufficiente contro il contagio).

Credits immagine: whitesession via Pixabay