Ambiente

L’inquinamento luminoso colpisce l’80% della popolazione mondiale

(Credits: Science Advances/Fabio Falchi)

Altro che uscire a rimirar le stelle. Di questo passo, contemplare costellazioni, pianeti e comete nel cielo notturno sarà sempre più difficile. Tutta colpa dell’inquinamento luminoso, che, come evidenziato dal nuovo atlante mondiale pubblicato su Science Advances da un’équipe di scienziati italiani, tedeschi, statunitensi e israeliani, è largamente cresciuto negli ultimi anni fino ad arrivare a interessare ben l’80% della popolazione mondiale. “Il nuovo atlante”, spiega Fabio Falchi, dell’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Inquinamento Luminoso (Istil), che ha coordinato il gruppo di ricerca, “fornisce la documentazione relativa allo stato dell’ambiente notturno, nel momento in cui sta avvenendo la transizione alla tecnologia led. Se non si prendono adeguate contromisure, questa transizione potrebbe purtroppo comportare un aumento di due o tre volte dell’inquinamento luminoso”.

Gli autori del lavoro, in particolare, fanno notare che l’Europa occidentale è tra le regioni più colpite dall’inquinamento luminoso, che per ora ha risparmiato solo piccole aree di Scozia,Svezia, Norvegia, Spagna e Austria. Tra le nazioni del G20 – quelle più industrializzate – le più colpite sono Italia e Corea del Sud, mentre in Canada e Australia si può ancora godere di notti relativamente buie. Gli abitanti di India e Germania riescono ancora a vedere la Via Lattea nel cielo notturno, mentre quelli diArabia Saudita e Corea del Sud devono accontentarsi di ammirarla in fotografia.

“La luce artificiale”, spiega Christopher Kyba, del German Research Centre for Geosciences, “arriva da diverse sorgenti: anzitutto leluci stradali, ma anche da quelle degli edifici, delle automobili e dei cartelloni pubblicitari. Stando all’analisi degli scienziati, l’83% della popolazione mondiale – e il 99% degli abitanti di Europa e Stati Uniti – vive sotto un cielo più luminoso del 10% rispetto a quanto dovrebbe essere naturalmente. Un fenomeno per cui, spiega ancora Kyba, “il 14% della popolazione mondiale non usa più la visione notturna [quella in cui sono coinvolti i bastoncelli, nda] e che è responsabile, tra le altre cose, di disturbi del sonno e altre malattie sia negli esseri umani che negli animali. Per invertire la tendenza, i ricercatori consigliano di progettare più coscienziosamente le illuminazioni, prevedendo per esempio la possibilità di diminuire l’intensità delle luci quando queste non sono necessarie.

Via: Wired.it

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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