Ambiente

Ispra: Italia terra di bracconieri

(Credits: Ispra)

L’Istituto superiore per la protezione dell’ambiente (Ispra) lancia l’allarme: l’uccisione, la cattura e il commercio illegale di uccelli sono pratiche diffuse su tutto il territorio nazionale. Secondo un’indagine dell’Ispra, il bracconaggio è un fenomeno che interessa tutta la penisola, ma esistono almeno 7 aree geografiche, chiamate black-spot, in cui è particolarmente intenso: le Prealpi lombardo-venete, il Delta del Po, le coste pontino-campane, le coste e zone umide pugliesi, la Sardegna meridionale, la Sicilia occidentale e lo Stretto di Messina. Le specie e il numero di uccelli coinvolti sono incalcolabili perché i mezzi di cattura e uccisione non sono selettivi. Il fine ultimo dei cacciatori è quello di portare gli animali nei ristoranti locali per la preparazione di piatti tipici.

I black spot del bracconaggio (Credits: Ispra)

Le tecniche di cattura e uccisione sono diverse. Possono andare dall’impiego di “archetti”, reti e trappole di vario tipo. Ciò non toglie che l’abbattimento delle prede con armi da caccia sia ancora un’attività frequente. Quanti uccelli vengano uccisi in questo modo non è facile da stabilire, perché non tutte le prede abbattute vengono raccolte dai cacciatori. Ma stando ai dati dell’Ispra, le uccisione sono numerosissime: solo nello Stretto di Messina si stimano circa 200-300 uccelli abbattuti durante la migrazione di primavera, e 400-600 in autunno.

Vista l’entità del problema, il Ministero dell’Ambiente è stato chiamato a redigere un piano d’azione nazionale per il contrasto del bracconaggio, che verrà steso con il supporto scientifico e tecnico dell’Ispra e sarà poi sottoposto a una consultazione pubblica prima di procedere con l’approvazione istituzionale. A questo scopo, il 9 e 10 giugno l’Ispra ha organizzato un workshop presso il Parco regionale del Delta del Po Veneto, per raccogliere informazioni e condividere le linee del piano con tutti i soggetti coinvolti nel contrasto del bracconaggio: Corpo Forestale dello Stato, Amministrazioni regionali e provinciali, Polizie, associazioni ambientaliste e venatorie.

“Il piano – ha dichiarato Barbara Degani – costituisce uno strumento di lavoro fondamentale e indispensabile per ottimizzare l’impiego delle risorse disponibili, coordinare l’attività dei diversi soggetti coinvolti a vario titolo nelle attività di lotta al bracconaggio e migliorare il quadro normativo esistente, oltre a essere la risposta migliore che l’Italia possa dare alla Commissione Europea a seguito dell’avvio della procedura EU Pilot. Per questo motivo faremo in modo di giungere al più presto a una versione finale del documento discusso in queste due giornate così da poterlo condividere con le Amministrazioni e renderlo ufficiale”.

Purtroppo, il fenomeno non riguarda solo l’Italia. L’uccisione finalizzata al commercio illegale minaccia seriamente la conservazione delle popolazioni di molte specie a livello globale, e in particolare nel bacino del Mediterraneo dove transitano ogni anno milioni di uccelli durante le migrazioni. A livello internazionale la Convenzione di Berna e la Convenzione di Bonn stanno cercando di ridurre questa causa di mortalità innaturale e illegale, anche attraverso l’avviamento di un piano d’azione internazionale denominato Piano d’Azione di Tunisi.

Flavio Alunni

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