Diversi dipartimenti universitari da una parte, un’azienda farmaceutica dall’altra. Si è costituita a Napoli la partnership che permetterà di sviluppare, per la prima volta in Europa, un farmaco contro l’epatite C a base di immunoglobuline in grado di neutralizzare specifici antigeni virali. Partecipano al progetto – che è stato finanziato dal Ministero per l’Istruzione, Università e Ricerca in quanto laboratorio di ricerca pubblico-privato – il Centro retrovirus dell’Università di Pisa e dell’Istituto di Tecnologie Biomediche del Cnr di Milano, il dipartimento di Biologia e Patologia Cellulare e Molecolare “L. Califano” dell’Università degli studi di Napoli Federico II, l’Istituto di Biostrutture e Bioimmagini del Cnr e la Stazione Zoologica A. Dohrn, entrambi di Napoli, e sul fronte privato, Hardis Spa, azienda del Gruppo Kedrion.
Il progetto vale circa 12 milioni di euro, di cui 1,6 milioni di euro per la formazione: 12 giovani ricercatori laureati avranno la possibilità di imparare come si gestiscono i progetti di ricerca e acquisiranno specifiche competenze sulle tecnologie connesse con lo studio e la produzione di preparati ad azione anti-infettiva a base di anticorpi anti-epatite C. Il finanziamento del Miur sarà suddiviso in tre anni di attività, ma il consorzio ha garantito la continuità operativa del laboratorio – che avrà sede negli stabilimenti della Hardis a Sant’Antimo – per ulteriori successivi cinque anni.
Il farmaco ad azione anti-infettiva che verrà prodotto, in Occidente, potrà contare su un mercato stimato di 400 milioni di dollari (200 milioni nei soli Stati Uniti, circa 40 in Italia), e promette di garantire una migliore qualità di vita e la diminuzione del rischio di ricontrarre il virus a trapiantati di fegato, pazienti in dialisi, trapiantati di rene. (l.g.)