Come invecchiare bene con l’Hiv

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(Credits: Inter-American Division/Flickr CC)
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La nuova sfida per i pazienti con Hiv è quella di invecchiare in salute, di vivere gestendo la fragilità del suo organismo in maniera efficace. Perché se da una parte le terapie hanno fatto passi da gigante e consentono a chi riceve la diagnosi di avere un’aspettativa di vita paragonabile a quella della popolazione generale, è altrettanto vero che nel paziente con Hiv patologie come il diabete, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari, le nefropatie, e tutte le altre malattie legate all’invecchiamento insorgono più precocemente. Per questo è nata “Hiv: guardiamo oltre”, la prima campagna internazionale di sensibilizzazione del paziente con Hiv che ha come tema proprio l’invecchiamento e le comorbilità associate. La campagna, realizzata con il supporto incondizionato di Gilead, è attiva in 15 paesi europei e in Italia è patrocinata dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, Nadir Onlus, Nps, Anlaids, Asa Onlus, Arcobaleno Aids e Plus Onlus.

Antonella d’Arminio Monforte, direttore Clinica Malattie Infettive e Tropicali Dipartimento di Scienze della Salute ASST Santi Paolo e Carlo Polo Universitario Milano, spiega cosa significa per una persona con Hiv invecchiare in salute.

HIV è diventata una malattia cronica. Ma cosa vuol dire quando una patologia come questa si cronicizza?

“Sostanzialmente HIV è sempre stata una malattia ‘cronica’; attualmente è diventata una malattia con una lunga sopravvivenza, mentre prima era rapidamente evolutiva, ovvero si moriva nell’arco di breve tempo dal momento della comparsa dei sintomi, questo perché non esisteva la terapia antiretrovirale. Oggi, grazie alle nuove terapie, anche i pazienti che arrivano al momento della diagnosi senza la consapevolezza di essere HIV positivi riescono a recuperare e a vivere a lungo; ovviamente tanto più precoci sono le cure, tanto più a lungo il soggetto riuscirà a vivere in maniera asintomatica”.

Fegato, cuore, reni, sistema nervoso centrale, ossa sono gli organi che possono essere colpiti più frequentemente da malattie in un paziente con HIV? Sono comorbidità legate al virus oppure sono legate all’invecchiamento del paziente stesso?

“Il virus è in grado di ‘insinuarsi’ in tutti gli organi provocando dei danni. È necessario però fare delle distinzioni: ad esempio il fegato può essere sicuramente oggetto d’infezione da virus epatitici che spesso coesistono con l’infezione da HIV. Siamo quindi in presenza di una co-infezione con un decorso più grave rispetto all’infezione singola del solo virus epatitico. Inoltre i primi farmaci antiretrovirali avevano un elevato grado di tossicità con un impatto notevole sul fegato. Per quanto riguarda reni e cuore c’è sicuramente un danno legato all’età e alla tossicità dei farmaci. Il sistema nervoso centrale è uno degli organi più colpiti; anni fa quando i trattamenti erano poco efficaci si potevano avere disturbi cognitivi anche molto gravi, fino ad arrivare alla demenza. Ora abbiamo superato questa fase grazie alle nuove terapie. Le ossa possono essere colpite da osteoporosi legata all’età e alla tossicità dei farmaci. In generale, però, tutti questi organi subiscono un invecchiamento accelerato o precoce legato al consumo e all’esaurimento del sistema immunitario dovuto alla co-esistenza dell’infezione da HIV. Inoltre, la presenza di abitudini di vita come l’alcolismo o il fumo di sigaretta possono influire negativamente sulla patologia”.

Cosa consiglierebbe di fare ad un paziente per migliorare il monitoraggio della sua salute sul lungo termine?

“Sicuramente è importante che il paziente effettui dei controlli periodici (indicati dall’infettivologo) e adotti un corretto stile di vita, una dieta sana, equilibrata e regolare, non abusi di alcolici, smetta di fumare e faccia attività sportiva costante. Di solito il paziente ha come primo e fondamentale riferimento l’infettivologo; in alcuni centri ci sono anche team multidisciplinari che possono seguire il paziente in maniera complessiva e coadiuvarlo nella gestione di tutte le diverse patologie. Tuttavia è importante che il paziente stesso sia consapevole del suo quadro clinico complessivo che include anche il rischio di comorbidità”.

Nell’HIV esistono differenze di genere tra uomo e donna. Quali sono gli aspetti che una donna diversamente da un uomo dovrebbe sapere di tenere sotto controllo?

“Esistono una serie di patologie proprie della donna come le malattie a carico dell’apparato genitale femminile o, ad esempio, patologie neoplastiche a carico dell’utero che nella donna HIV positiva sono molto più frequenti che nella donna HIV negativa o, ancora, patologie legate a infezione da papilloma virus. Quindi una donna HIV positiva deve sottoporsi frequentemente a pap test e tenere sotto controllo la ricerca del papilloma virus. Le donne con HIV, inoltre, hanno un’osteoporosi accelerata e in età più giovane rispetto alle donne HIV negative; quindi è importante il controllo dello stato delle ossa e fare costantemente attività fisica come forma di prevenzione.

Al di là delle differenze di genere nella comparsa di alcune patologie, le donne affrontano spesso l’ infezione da HIV in maniera diversa dagli uomini: sono più angosciate nell’affermare la propria HIV positività al proprio partner, incorrono più facilmente in depressione e spesso antepongono la cura dei figli e della famiglia alla cura di se stesse e dell’ infezione di cui sono portatrici”.

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