Ispirati dai numeri

Michele Emmer
Visibili armonie. Arte, cinema, teatro, matematica
Bollati Boringhieri 2006, pp. 430, euro 60,00

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Regina delle scienze e spesso cenerentola della divulgazione scientifica, negli ultimi tempi la matematica è salita alla ribalta e, nelle librerie come nei festival della scienza, si fanno largo argomenti finora considerati di interesse per pochi. Non che improvvisamente sia diventata materia commestibile per tutti, piuttosto è che al di là del sapere specialistico c’è un indiscutibile fascino nella matematica e nei numeri, che fa leva anche sul grande pubblico e che ha ispirato innumerevoli menti non matematiche nella storia dell’umanità. Un fascino che nasce forse dalla sua proverbiale astrattezza, o magari da  quella “irragionevole efficacia della matematica nella scienza della natura”, come disse il fisico Paul Wigner. Certo è che arte, letteratura, pittura, architettura, cinema e teatro sono ricchi di esempi di contaminazioni matematiche. Le commistioni tra la matematica e le altre discipline sono le protagoniste di questo libro, quelle “visibili armonie” che ci racconta Michele Emmer, un matematico che è anche molto altro: divulgatore e regista di 18 film su matematica e arte, tra cui uno su Esher, e organizzatore del convegno annuale Matematica e cultura che si tiene a Venezia dal 1997.

Emmer ci accompagna tra parole e immagini in una libera esplorazione di suggestioni matematiche, così come si plasmano nelle molteplici forme dell’intelletto umano. Sobrio e non pretenzioso, con leggerezza e non meno rigore, il libro non cade sapientemente nell’errore di forzare la mano e trovare a tutti costi un onnipresente zampino matematico in film, dipinti o opere architettoniche.
A volte ci sono dialoghi di film che illuminano più di quanto abbiano fatto i professori di matematica a scuola (per esempio quello sui numeri immaginari ne “Il senso di Smilla per la neve”), ma l’intento di Emmer non è didattico, e questo rappresenta una freccia al suo arco. Come egli stesso scrive, il libro segue “fili di Arianna, anche molto personali, per cercare di rendere visibile quel legame tra matematica e arte che appare e sparisce, alle volte più visibile, alle volte invisibile. Non volendo affermare che tutto è matematica che senza matematica non si può parlare di arte, né che la matematica è una parte separata della conoscenza umana, riservata a pochi eletti che hanno il dono di poterla comprendere. Una cosa però deve essere abbastanza chiara: la rilevante importanza della matematica nell’avventura culturale dell’umanità”. Parte così un viaggio alla ricerca di segni e numeri. Dei segni lasciati da artisti e matematici, dei numeri come mistero, racconto, simbolo.

Il risultato è un libro corale, dove si affastellano i contributi di tanti uomini, artisti, pittori, registi, scrittori e ovviamente scienziati, nomi noti e meno noti, opere minori e celeberrime, che si intrecciano e dialogano fra loro, toccando argomenti immancabili (anche se talvolta un po’ inflazionati) come i frattali o il numero aureo, le simmetrie e le geometrie non euclidee, e più originali, come per esempio le influenze che il concetto di spazio ha avuto su forme, strutture, immagini. Come in un sogno, seguendo i “fili di Arianna” ci si trova tra una pagina e l’altra a leggere di matematica e metafisica, dell’idea platonica di bellezza, del senso estetico di un teorema e di alcune grandi questioni filosofiche, e scoprire come anche esse sono state fonte di ispirazione e di creatività.

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