Se il corpo usa i grassi durante l’esercizio fisico e li trasforma nell’energia necessaria ai movimenti è tutto merito suo, di Kruppel-like factor 15, il “fattore brucia grassi”. Lo dimostrano i ricercatori della Case Western Reserve School of Medicine di Cleveland in uno studio pubblicato su Pnas.
La ricerca – inizialmente condotta sui topi e poi estesa all’essere umano grazie alla collaborazione dei fisiologi della Deakin University in Australia – ha dimostrato che, dopo l’esercizio fisico, i livelli di KLF15 aumentano fino a tre volte. Inoltre, i topi che mancano del gene omonimo (che codifica per il fattore) non riescono a bruciare adeguatamente i grassi ma danno fondo alle riserve di carboidrati e, sotto sforzo, mostrano maggiore affaticamento muscolare e minore resistenza fisica.
La spiegazione data dai ricercatori, e dimostrata a livello molecolare, è che il fattore KLF15 è fondamentale nella regolazione del processo attraverso il quale i muscoli scheletrici convertono i grassi in energia. Il gene, peraltro, era già noto per il suo ruolo determinante nel metabolismo di due nutrienti base: zuccheri e proteine.
“Bruciare i grassi è evidentemente della massima importanza in un’ottica di efficienza dell’organismo”, ha dichiarato Andrea Poli, responsabile scientifico della Nutrition Foundation of Italy. “La capacità di accumulare zuccheri nel muscolo e nel fegato è infatti molto ridotta e utilizzare le proteine a scopo energetico, distruggendo massa magra, è certamente poco conveniente. Inoltre la definizione del ruolo di KLF15 è di notevole rilievo perché apre la strada alla migliore comprensione delle diverse risposte individuali all’attività fisica, alla definizione delle condizioni fisiologiche che ottimizzano tale attivazione e, ancora, in una prospettiva di più lungo periodo, ad interventi di natura nutrizionale o farmacologica”, ha concluso il nustrizionista e farmacologo.
Riferimenti: Pnas doi: 10.1073/pnas.1121060109
Credit per l’immagine: bass_nroll/Flickr
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