Contro la carie la prevenzione funziona

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(Foto via Pixabay)

Prevenire è meglio che curare, anche per la salute dei nostri denti: secondo uno studio pubblicato su Advances in Dental Research, infatti, misure preventive intense e prolungate nel tempo possono enormemente ridurre le carie. Questi risultati potrebbero fare la differenza per i pazienti ad alto rischio di carie, con trattamenti più accessibili dal punto di vista economico.

Le carie dentarie sono condizioni causate dai comuni microrganismi presenti nella nostra bocca, che aderiscono al dente per cibarsi di carboidrati e producono acidi come prodotti di scarto. Questi acidi sono in grado di distruggere lo smalto del dente e lo strato di dentina sottostante, causando lesioni ed arrivando ad infettare l’organo pulpare. Il trattamento prevede l’asportazione dei tessuti infetti e la sua sostituzione.

Per contrastare questa condizione nel 2003 alcuni esperti in California, attraverso School of Dentistry dell’Università della California di San Francisco (UCSF),  lanciarono il programma CAMBRA (CAries Management by Risk Assessment), il cui approccio consiste nella prevenzione delle carie o nel trattamento nei primi stadi della malattia. I dentisti che aderiscono al programma analizzano la storia medica e dentistica dei loro pazienti e conducono un esame per osservare se sono presenti fattori –  come particolari tipi di batteri nella bocca e un flusso e funzionamento anormale della saliva – che indicano una propensione o meno a sviluppare le carie. L’idea è che, una volta condotta questa analisi iniziale, i dentisti possano sviluppare un programma di prevenzione per lo sviluppo delle carie, che può includere ad esempio trattamenti per rimineralizzare i denti utilizzando fluoruro, o terapie antibatteriche. Il programma contiene anche regolari visite di controllo.

Durante la ricerca, Peter Rechmann della UCSF e i suoi colleghi hanno reclutato 21 dentisti, 18 con pratiche private e 3 che lavoravano in cliniche pubbliche (meglio i sistemi Usa di community clinics), per partecipare a un test basato sul programma CAMBRA della durata di due anni. I 460 pazienti, di cui 221 parte del gruppo di controllo, avevano un’età comprese tra i 12 e i 65 anni. Ai pazienti appartenenti al gruppo CAMBRA erano prescritti dentifrici a base di fluoruro, collutori antibatterici, mentine allo xylitolo e smalto al fluoruro, mentre i partecipanti del gruppo di controllo erano trattati con dentifrici al fluoruro, regolari collutori, caramelle al sorbitolo e smalto senza fluoruro.

I pazienti sono stati visitati dopo 12, 18 e 24 mesi dall’inizio dello studio. Durante i check-up, i dentisti registravano la presenza di nuove carie, lesioni o un aumento del rischio di sviluppare entrambe. Dai dati ottenuti, i ricercatori hanno osservato che dei 242 pazienti inizialmente ad alto rischio di sviluppare carie (137 nel gruppo CAMBRA e 105 nel gruppo di controllo), solo un quarto dei CAMBRA e la metà del gruppo di controllo rimanevano ad alto rischio dopo 24 mesi.

“I pazienti ad alto rischio di carie che hanno utilizzato i prodotti a loro prescritti hanno riportato una significativa diminuzione del rischio nel tempo,” ha spiegato Rechmann, “Questo è anche avvenuto per i partecipanti nel gruppo di controllo anche se in forma minore, semplicemente usando prodotti acquistabili senza ricetta che proteggono i denti e combattono i batteri.” “È stato sorprendente osservare i benefici riportati dal gruppo di controllo,” ha aggiunto Rechmann, aggiungendo che il livello di rischio in questo gruppo è stato probabilmente abbassato dall’utilizzo del dentifricio al fluoruro, in grado di migliorare la riparazione dentale, e del collutorio, che aumenta il flusso salivare e può che agire da antibatterico.

Mantenere queste abitudini nel tempo tuttavia è fondamentale per poter osservare dei progressi: i ricercatori sottolineano infatti come una delle più grandi limitazioni della ricerca sia stata il tasso di abbandono dei pazienti, attorno al 65%, che potrebbe aver contribuito alla diminuzione dei livelli di rischio osservati nelle visite successive.

Riferimenti: Advances in Dental Research

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