Sopravvivono alle conseguenze più estreme, ma l’Antartide potrebbe non resistere al loro sfruttamento da parte degli esseri umani. Sono gli estremofili, organismi adattati a vivere in ambienti estremi come le distese polari. Il loro studio potrebbe avere numerose applicazioni industriali e commerciali, ma potrebbe anche metterne a rischio l’ecosistema antartico, secondo una ricerca dell’Università delle Nazioni Unite, pubblicata dall’Istituto di Studi Avanzati di Tokyo. I batteri estremofili si trovano tra i ghiacci polari, sul fondo dell’oceano e in rocce o sorgenti sotterranee, ed hanno un metabolismo molto differente dai normali microbi, che gli consente di sopravvivere a temperature molto rigide, radiazioni, salinità e metalli tossici. La loro scoperta ha aperto una nuova corsa all’oro, in particolare verso l’Antartide, “rendendo difficile – dice Sam Johnston, co-autore della ricerca – tracciare una linea tra libera ricerca di università e comitati scientifici impegnati in Antartide e attività commerciali”. Sembra infatti che gli estremofili possano aiutare a trovare nuovi trattamenti per la cura del cancro, antibiotici e prodotti industriali. In alcuni di loro, per esempio, è presente una glicoproteina che impedisce di congelare, e che consentirebbe una maggiore durata degli alimenti congelati. Altre scoperte riguardano estratti di alghe per trattamenti cosmetici, e lieviti con proprietà antitumorali. Il pericolo di queste scoperte riguarda le potenziali conseguenze ambientali in Antartide della raccolta intensiva di queste risorse. (p.s.)