La cravatta più cara del mondo

    Di seta, di lana e d’oro. Otto grammi a 24 carati, per una nuova, preziosissima cravatta. Non solo un accessorio d’alta moda, ma soprattutto la dimostrazione della plasticità di un innovativo materiale tessile, ottenuto dalla combinazione di poliestere con atomi del metallo, utilizzabile per lo sviluppo di fibre antibatteriche e sensori elettrici a livello industriale. A realizzarlo sono stati i ricercatori del “Gold Fiber Project” dello Swiss Federal Laboratories for Materials Science and Technology (Empa), che per ora sono riusciti a conquistare il consenso di due industrie tessili.

    Il progetto svizzero è l’evoluzione di un tentativo precedente, quello di ricoprire con atomi di argento delle fibre di poliestere. Questo metallo infatti conferisce ai tessuti proprietà antibatteriche ed elettriche, così da renderli utili anche per l’industria elettronica (per esempio per lo sviluppo di sensori e filtri antistatici). Ora l’esperimento dell’Empa dimostra che l’oro si comporterebbe allo stesso modo.

    I ricercatori hanno preso un piccolo lingotto che hanno bombardato con ioni di argon ad alta velocità. In seguito alla collisione, gli atomi venivano staccati dal blocco e indirizzati “a pioggia” su una fibra di poliestere, tutto all’interno di uno strumento grande quanto un frigorifero. Un processo applicabile anche su scala industriale, visto che i partner del progetto sono riusciti a produrre un chilometro di fibra ricoperta di atomi di oro.

    Il rivestimento è risultato durevole, resistente ai lavaggi e plastico. Un filo d’oro così malleabile da essere utilizzato, insieme a un’altra fibra tessile, per la produzione di esclusive cravatte da 6000 euro l’una, ciascuna contenente otto grammi del prezioso metallo, per uno spessore di appena un nanometro (un  miliardesimo di metro). Le cravatte saranno messe in commercio per Natale da parte della Weisbrod Zuerrer AG, mentre nuovi accessori high-tech di lusso saranno disponibili il prossimo anno, commercializzati dalla Jakob Schlaepfer.

    Riferimenti e credits immagine: Empa

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