Categorie: Salute

La crema solare è a base di crostacei

Cosa si ottiene mescolando sostanze chimiche estratte dalle alghe, muco di pesce e gusci di gamberi? No, non è la ricetta di una pozione degna del calderone di una strega, si tratta degli ingredienti di una protezione solare tutta al naturale. Uno studio, condotto da una collaborazione di scienziati svedesi e spagnoli e pubblicato su ACS Applied Materials & Interfaces, mostra come alcune specie di alghe, batteri e pesci, abituate a passare molto tempo al Sole, abbiano sviluppato degli “schermi” in grado di assorbire i raggi Uv contenuti nella luce solare, molto dannosi per il Dna.

Nella ricerca queste sostanze – , note come amminoacidi simili alla Mycosporina – sono state trattate per trasformarle in una crema applicabile sulla pelle come una normale protezione solare. In particolare, gli scienziati hanno mescolato gli amminoacidi con una sostanza chiamata chitosano, ottenibile dai gusci di gamberi e altri crostacei e già utilizzata negli shampoo, e nelle creme per il trattamento dell’acne.

Oltre ad essere (potenzialmente) più efficace della maggior parte delle protezioni attualmente in commercio, questa crema è anche completamente biodegradabile, e alcuni degli ingredienti potrebbero essere ottenuti riciclando scarti alimentari. Essa può anche essere utilizzata per proteggere oggetti che sono spesso esposti al Sole, come ad esempio l’arredamento da giardino, e che possono essere danneggiati a loro volta dai raggi ultravioletti.

Vincent Bulone, autore principale dello studio, ha sottolineato che, utilizzando solo 1/30 degli amminoacidi, il team è stato in grado di ottenere un materiale in grado di assorbire la stessa quantità di raggi Uva e Uvb che viene assorbita dalle creme solari in vendita. Test condotti in laboratorio hanno anche mostrato che essa era in grado di continuare ad assorbire raggi ultravioletti anche 12 ore dopo l’applicazione, a temperature che potevano raggiungere gli 80°C.

Studi preliminari condotti su cellule della pelle di topi hanno mostrato che la sostanza non risulta essere tossica; tuttavia è necessario approfondire la ricerca prima di poterla testare sugli esseri umani.

Una cosa che sicuramente non sarà un problema invece, spiega Bulone al New Scientist, è l’odore: “Una volta che le molecole sono state purificate, l’odore di pesce sparisce del tutto, promesso”!.

Riferimenti: ACS Applied Materials & Interfaces doi: 10.1021/acsami.5b04064

Credits immagine: Yvonne Larsson/Flickr CC

Claudia De Luca

Dopo la laurea triennale in Fisica e Astrofisica alla Sapienza capisce che la vita da ricercatrice non fa per lei e decide di frequentare il Master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza all'Università di Ferrara, per imparare a conciliare il suo amore per la scienza e la sua passione per la scrittura.

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