Categorie: Salute

La dieta che mima il digiuno fa vivere più a lungo?

Seguire una dieta poverissima per otto giorni al mese, per tre mesi, potrebbe avere ricadute estremamente positive sulla salute e sui fattori di rischio legati all’invecchiamento. Lo sostengono i ricercatori della Usc Davis School of Gerontology e dello Usc Dornslife College of Letters, Arts and Science, guidati dall’italiano Valter Longo, che in uno studio appena pubblicato sulla rivista Cell Metabolism hanno mostrato, per l’appunto, che una dieta a bassissimo contenuto calorico e proteico ha effetti benefici su lieviti, topi ed esseri umani.

I ricercatori, in particolare, hanno sottoposto dei topi a una dieta che imita il digiuno per otto giorni al mese, notando che questo regime alimentare promuoveva la rigenerazione in diversi apparati ed estendeva la longevità degli animali. Analogamente, gli scienziati hanno monitorato lo stato di salute di 19 esseri umani che hanno adottato una dieta simile a quella dei topi (basso contenuto proteico e basso contenuto calorico) per cinque giorni al mese e tre mesi di seguito. Anche in questo caso, la dieta ha avuto un impatto positivo sulla salute e sui fattori di rischio correlati all’invecchiamento. Naturalmente, vista la dimensione estremamente ristretta del campione studiato, sono necessari ulteriori trial clinici randomizzati a supporto di questi risultati preliminari.

L’ipotesi dell’équipe di Longo, avallata da lavori precedenti, è che il digiuno possa aumentare la resistenza allo stress da parte delle cellule, riducendo i livelli di proteine e molecole che giocano ruoli cruciali nella crescita e nell’invecchiamento. Per superare i problemi che sarebbero insorti da un regime di digiuno completo, gli scienziati hanno messo a punto una dieta povera di proteinecarboidrati e ad alto contenuto di grassi buoni, la cosiddetta fasting mimicking diet (Fmd).

Ecco i dettagli: sui topi nutriti secondo la Fmd gli scienziati hanno notato un aumento delle cellule staminali e una rigenerazione di diversi altri tipi di cellule (ossee, muscolari, epatiche, cerebrali, immunitarie), oltre che un miglioramento dello stato di salute complessivo e un’estensione dell’aspettativa di vita (in particolare minore incidenza di infiammazioni e di tumori, e migliori apprendimento e memoria). Lo studio pilota sugli esseri umani, invece, ha mostrato la diminuzione dei fattori di rischio associati a invecchiamento, diabete, malattie cardiache e cancro rispetto al gruppo di controllo.

“Si tratta del primo intervento alimentare anti-invecchiamento e per migliorare la salute che sembra funzionare”, commenta Longo,“e che è facilmente applicabile al paziente sotto la supervisione di un dietologo”. I prossimi passi per la conferma dei risultati sono un test analogo condotto su 60-70 pazienti e un trial clinico con 500-1.000 partecipanti.

Via: Wired.it

Credits immagine: Callum Macdonald/Flickr CC

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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