La fede è nel lobo laterale

La fede in Dio nasce nel nostro lobo laterale e in diverse altre aree. Le credenze religiose, infatti, “risiedono” in specifiche regioni del cervello umano, che si attivano quando ci riferiamo o riflettiamo su questioni riguardanti il divino e il soprannaturale. Le hanno individuate i ricercatori del National Institute of Neurological Disorders and Stroke di Bethesda (Maryland, Usa), in uno studio svolto da Dimitrios Kapogiannis, Jordan Grafman e Giovanna Zamboni, pubblicato oggi su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas).

Circa quaranta volontari monoteisti (cristiani, islamici ed ebrei) si sono sottoposti a risonanza magnetica funzionale (fMRI, che misura l’afflusso di sangue al cervello durante la sua attività) mentre rispondevano a diverse domande – per esempio “Quanto è coinvolto Dio negli affari del mondo?”, “Ti aspetti una punizione da Dio?”, “Gesù è risorto?” -, indicando per ciascuna quanto fossero d’accordo.

Al primo genere di domande, sulla presenza del divino nel mondo, si attivano regioni dei lobi frontale e laterale, coinvolte normalmente nella comprensione delle altrui intenzioni. Quest’aree sono anche collegate a neuroni specchio che ci permettono di stabilire un contatto empatico con le altre persone. 

Al secondo, che prevede un coinvolgimento emotivo del volontario, rispondono invece le aeree del cervello deputate a comprendere le emozioni degli altri (il giro temporale e frontale).

Al terzo tipo di quesiti, che chiama in causa il linguaggio simbolico e l’astrazione, si attivano le aree che decodificano le metafore, come il giro temporale inferiore.

Le regioni coinvolte sono quindi le stesse che si attivano in molte azioni quotidiane, ma sono anche quelle evolute più recentemente. “Il nostro studio è il primo a dimostrare che i tre principali aspetti psicologici delle credenze religiose sono mediati da circuiti neuronali ben noti”, sottolineano i ricercatori, “il che supporta le recenti teorie che ritengono la religione una conseguenza dell’evoluzione umana e dei meccanismi di adattamento”. (a.d.)


Riferimento: www.pnas.org cgi doi 10.1073 pnas.0811717106

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