La filosofia migliora la medicina

Ivan Cavicchi
Filosofia della pratica medica
Bollati Boringhieri, 2002
pp.336, euro 26,00

Oggi la medicina, più che la sanità, si trova in una posizione molto delicata, scomoda. Infatti, in una società come la nostra, il suo legame con l’economia è molto stretto, ma, d’altra parte, la comunità civile chiede sempre di più il confronto con le persone. Il concetto di salute sta cambiando, e provoca una richiesta molto forte nei confronti della medicina. All’interno di questa, ci sono fenomeni tra i più svariati, per esempio l’aumento dei contenziosi contro i medici e contro la medicina: i medici si difendono e gli ammalati si organizzano in associazione sempre più numerose. Il paziente comincia a essere cosciente dei propri diritti, vuole essere informato, coinvolto nelle proprie decisioni e non subirle. Questo testo di Cavicchi è il quarto di una serie iniziata 5 anni fa con la pubblicazione de L’uomo inguaribile (((http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?shop=1051&c=WRG2UYG7164E))), cui sono seguiti Il rimedio e la cura (((http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?shop=1051&c=KNP6UIGM61WKO))) e La medicina della scelta ((http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?shop=1051&c=UNES6Y0DX2KAT))). “La filosofia della pratica medica” è il risultato di questa evoluzione nel tempo. Al di là del titolo, parla di cose concrete, nel senso che è clinical oriented, tentando di conciliare la “scienza” (tutto ciò che di fisico, chimico e biologico c’è nella relazione clinica) con una realtà non sempre è “scientifica”. Data la natura “interpretativa” della diagnosi, Cavicchi sostiene che una formazione universitaria fatta di nozioni è la base da cui ogni medico deve partire, ma anche che “bisogna arricchire il modo di ragionare dei dottori”.Al medico, oltre alla imprescindibile conoscenza scientifica della sua disciplina, serve, perciò, una sorta di surplus conoscitivo, vale a dire la capacità di avere una migliore e più completa cognizione della realtà, una vera e propria sensibilità ontologica. “Un malato”, scrive Cavicchi, “è quel signore lì e nessun altro. Anche se due malati hanno la stessa malattia e sono ricoverati nello stesso ospedale e vengono curati dagli stessi medici sono due “signori” diversi. Comprendere le differenze pone alla medicina un problema di sensibilità ontologica, cioè la messa in campo di quella sfera di conoscenza sensibile compresa tra il toccare, l’osservare, il parlare, il presentire ecc. Senza questa sensibilità non solo si resta privi di ontologia, ma si isola la conoscenza scientifica nel suo autismo meccanicistico e deterministico. Tale sensibilità, che qualcuno vorrebbe artistica ma che è ontologica… vuol dire ammettere che vi può essere una conoscenza al di fuori della scienza, non negare “altre” conoscenze che non siano considerate scientifiche”.Questo testo vuole ridisegnare i confini della formazione del medico in direzione di una maggiore capacità speculativa, integrando la scienza medica con l’umanesimo per superare il pensiero convenzionale che spesso vuole questi due ambiti ben distinti e inconciliabili. Secondo Cavicchi il nesso che lega veramente il medico alla singolarità che ha di fronte è il “ragionamento pratico”, un momento che impegna con la scelta e la responsabilità tutto l’essere del medico come persona. Un medico con un bagaglio ampio, ha la possibilità di essere più flessibile nel giudizio e, quindi, più probabilità di cogliere il caso particolare e, di conseguenza, anche di inserirsi in esso con successo. Una idea emerge tra le tante di cui è pieno il libro: quella di medicina modale. La medicina modale è medicina del possibile e del contingente, che ricorre a nuove logiche di tipo pratico-inferenziale o plurivalenti, che le consentono un più alto grado di flessibilità nei ragionamenti, ma soprattutto un più alto grado di adattabilità e di adeguatezza al malato nella sua unicità, singolarità e specificità. Se il modo di essere di un malato varia grandemente da soggetto a soggetto, non si può congetturare su di lui come se fosse un “ente assoluto”. Nel libro la medicina modale è un traguardo che si raggiunge attraverso un viaggio dentro il ragionamento classico della clinica ma anche dentro una razionalità medica praticamente ferma ad Aristotele. In conclusione, questo libro è un tentativo di ammodernare il pensiero della medicina cercando una nuova alleanza tra filosofia e scienza per accrescere l’efficacia della medicina, per renderla migliore rispetto alle molteplici necessità di chi sta male.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here