La longa manus dell’arsenico

L’arsenico continua a causare cancro ai polmoni e alla vescica anche dopo decenni dall’esposizione. Lo sostiene uno studio pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute, condotto da Guillermo Marshall, docente alla Pontificia Universidad Católica del Cile di Santiago, e altri studiosi tra cui ricercatori dell’Università della California di Berkeley. L’arsenico è noto come causa di cancro ai polmoni e alla vescica, ma quello che i ricercatori cercano di scoprire è quanto a lungo rimanga alto il rischio di sviluppare la malattia dopo la fine dell’esposizione.

In una regione a nord del Cile, fin dal 1958, l’acqua potabile venne contaminata con una grande quantità di arsenico, finché, negli anni Settanta, grazie alla costruzione di un impianto per la purificazione dell’acqua, la concentrazione di tale elemento diminuì. Gli studiosi hanno confrontato i dati relativi alla mortalità per tumore ai polmoni e alla vescica nel periodo tra il 1950 e il 2000 nella regione contaminata con quelli di una zona più a sud, dove le sorgenti non sono state toccate dall’inquinamento. Scoprendo così che il tasso di mortalità cresce costantemente dopo dieci anni dal momento in cui il livello di arsenico nell’acqua comincia a salire al di sopra dei limiti consentiti, e che raggiunge il massimo anche venti anni dopo che, invece, tale livello ha iniziato a scendere.

Nella zona studiata è stato rilevato un tasso di morti per cancro ai polmoni tre volte superiore a quello fatta registrare nella zona di confronto mentre quello relativo al tumore della vescica è risultato sei volte superiore negli uomini e quattordici nelle donne. “Milioni di persone, nei paesi industrializzati e non, dispongono solo di acqua i cui livelli di arsenico superano i limiti stabiliti”, sostiene Jay H. Lubin, del National Cancer Institute di Bethesda nel Midland. “Non è quindi ancora del tutto chiara la portata delle conseguenze sulla salute pubblica che questo tipo di inquinamento potrebbe avere”. (m.g.)

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