La memoria come un mosaico

Per la prima volta un gruppo di scienziati è riuscito a dimostrare in laboratorio la fragilità della nostra memoria. I ricordi vengono immagazzinati come un mosaico che si può comporre in modo diverso. E sul quale adesso si pensa di poter intervenire in qualche modo, per attutire per esempio l’impatto di ricordi traumatici. Lo studio è stato presentato a Roma dal neurofisiologo Piergiorgio Strata, dell’Università di Torino, in un convegno organizzato dall’Accademia dei Lincei. Si tratta per ora di dati preliminari riguardanti comportamenti e fenomeni osservati nei topi che descrivono i meccanismi che entrano in gioco nella memoria e nella ricostruzione dei ricordi. Si è scoperto che quando il topo ripensa a ciò che ha imparato, le tracce del ricordo diventano labili e possono quindi essere modificate, come un mosaico che viene scomposto organizzando le tessere a seconda delle loro caratteristiche. “È come se ogni gruppo di tessere venisse organizzato in tante scatole”, spiega Strata, “ognuna delle quali è data da una diversa area del cervello. I ricordi più spiacevoli si situano nel cervelletto”. Quando si ricostruisce un ricordo, si vanno quindi a ripescare le diverse tessere del mosaico finché non si ottiene l’immagine, che però può subire distorsioni ogni qual volta questo meccanismo di evocazione del ricordo viene attivato. Uno scenario che lascia immaginare di riuscire nel futuro a influenzare il ricordo attutendo la memoria di episodi traumatici. (a.c.)

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