La moratoria continua

Il commercio d’avorio sarà bandito ancora per nove anni. E’ quanto è stato deciso al recente meeting della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate (Cites), un forum delle Nazioni Unite cui aderiscono 171 paesi. Una una vittoria per gli elefanti, almeno secondo una parte degli esperti di conservazione. La decisione, infatti, consentendo a quattro paesi di vendere le loro riserve di avorio, ha lasciato dietro di sé uno strascico di polemiche. Secondo alcuni, la vendita legale favorirebbe il bracconaggio e il mercato clandestino.

Ma facciamo un passo indietro. Il bando del commercio d’avorio fu decretato dalla Cites nel 1989, quando la popolazione di elefanti africani era sull’orlo dell’estinzione. Si dovette però scendere a patti con quattro stati dell’Africa meridionale (Sud Africa, Zimbabwe, Botswana e Namibia) consentendo l’inserimento delle loro popolazioni di elefanti nell’Appendice II, che comprende le specie animali e vegetali di cui, a certe condizioni, è consentito il commercio. In questo caso, era permessa la vendita controllata di zanne prese da animali morti per cause naturali o sequestrate ai trafficanti, con l’impegno da parte dei quattro paesi a garantire il mantenimento di un numero di esemplari sufficiente per l’espansione della specie. L’accordo raggiunto con la Cites concede loro la possibilità di vendere entro il 31 gennaio 2007 l’avorio già stoccato e registrato, per un ammontare compreso tra 100 e 200 tonnellate. A queste si aggiungono altre 60 tonnellate già approvate dalla Cites. Unico destinatario delle vendite il Giappone, paese di riconosciuta correttezza  in materia di commercio di avorio africano.

“Queste due ultime vendite andranno ad aumentare la quantità di avorio didponibile sul mercato giapponese, innescando una crescita della domanda che il solo mercato legale non potrà soddisfare”, ha commentato con disappunto Michael Wamithi, biologo del Fondo internazionale per la salvaguardia degli animali (Ifaw). Anche Samuel Wasser, genetista dell’Università di Washington di Seattle, teme che le vendite legali possano fare da copertura al mercato illecito, che secondo diversi ricercatori sarebbe già in ripresa. Quando l’avorio lascia l’Africa è quasi impossibile capire da dove proviene. Lo scorso anno Wasser ha utilizzato la tecnica del Dna fingerprinting per seguire le tracce di 531 zanne sequestrate a Singapore e dirette verso lo Zambia, paese non autorizzato a commerciare in avorio. Stime ufficiali ritengono che soltanto il 10 per cento dei carichi di avorio illegale venga intercettato.Secondo Wasser,  la situazione sarebbe peggiore che nel 1970, quando gli elefanti in Africa erano 1,3 milioni:  “La caccia illegale aveva ridotto il loro numero a 600 mila nel 1989. Oggi ci sono 470 mila e ne stiamo perdendo l’8 per cento ogni anno”. (r.p.)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here