La nebulosa con la scopa

Ufficialmente si chiama NGC 2736, ufficiosamente la Nebulosa Matita o raggio di Herschel, dal nome dell’astronomo britannico che la osservò per la prima volta nel 1835. Ma da oggi verrà ricordata anche come la nebulosa a forma di scopa. È quanto suggerisce l’ultima immagine di NGC 2736, catturata dall’osservatorio cileno di La Silla dell’European Southern Observatory (Eso) .

La fotografia che arriva dallo strumento WFI (Wide Field Imager) del telescopio mostra infatti una serie di filamenti luminosi molto brillanti: quelli blu e bianchi ricordano la forma di una matita (da cui il nome della nebulosa), quelli in rosso, invece, richiamano alla mente la classica scopa di una strega.

La forma allungata e filamentosa della Nebulosa della Matita, a circa 800 anni luce da qui, è il risultato di un’esplosione stellare (un resto di supernova) nella costellazione australe della Vela avvenuta 11mila anni fa. Il materiale emesso in seguito all’esplosione, incontrando gas interstellare ad alta densità, è stato riscaldato fino a milioni di gradi, facendolo brillare e conferendogli diverse forme. La luminosità poi è rimasta anche dopo che il gas ha cominciato a raffreddarsi.

I colori della nebulosa non hanno però solo un valore estetico: rappresentano anche una sorta di mappa termica e chimica dei gas nell’area. Nelle regioni più calde – quelle in blu – l’emissione è dovuta soprattutto agli atomi di ossigeno ionizzato; in quelle più fredde, in rosso, invece domina l’emissione dell’idrogeno.

Riferimenti e credits immagine: Eso

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