La paura in un gene

L’amigdala, la regione cerebrale in cui viene processata la paura, risponde in maniera diversa agli stimoli a seconda della lunghezza di un gene. La scoperta, pubblicata su Science di questa settimana, arriva dal National institute of mental health (Nimh) americano. Ahmad Hariri, Daniel Weinberger e colleghi hanno mostrato una serie di immagini di volti dai tratti terrificanti a 28 volontari, la cui attività cerebrale era tenuta sotto controllo mediante risonanza magnetica funzionale. I ricercatori si sono accorti che, nei soggetti dotati della variante corta del gene del trasporto della serotonina, l’attivazione dell’amigdala in risposta agli stimoli era più elevata che nelle persone con la variante lunga dello stesso gene. Le due varianti genetiche sono molto comuni, e si verificano in una regione del Dna che regola il livello di attività del gene (una specie di “potenziometro” naturale). E alla variante corta corrisponde un aumento del livello cerebrale di serotonina. La paura è la reazione biologica al pericolo: “Il livello della reattività biologica ai segnali di pericolo,” spiega Weinberger, “è un fattore parzialmente ereditario, e potrebbe essere legato al rischio d’insorgenza di disturbi ansiosi.” Ma, sempre secondo Weinberger, lo stesso fattore potrebbe anche rappresentare una caratteristica positiva dell’adattamento, inducendo uno stato di maggiore vigilanza in circostanze particolari. (f.n.)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here