Cattive notizie per la biodiversità marina. Living Blue Planet, un rapporto messo a punto da Wwf e Zoological Society di Londra, infatti, svela che la popolazione animale marina, composta di uccelli, pesci, mammiferi e rettili è diminuita del 49% dal 1970 a oggi. Tutta colpa, neanche a dirlo, delle attività umane, prima fra tutte la pesca eccessiva, e dei cambiamenti climatici. Alcune specie, prosegue lo studio, hanno sofferto più di altre: la popolazione di tonni e sgombri, per esempio, si è ridotta di quasi il 75%.
Gli autori hanno analizzato la presenza e la numerosità di oltre 1.200 specie di creature marine, monitorandone l’evoluzione negli ultimi 45 anni. Arrivando a delineare uno scenario decisamente sconfortante:“L’attività umana”, spiega Marco Lambertini, responsabile di Wwf International, “ha gravemente danneggiato l’oceano: la cattura dei pesci, per esempio, è avvenuta a un tasso più veloce rispetto alla loro riproduzione”.
La specie più colpita, spiega la Bbc, è quella delle oloturie (anche noti come cetrioli di mare), che stanno praticamente scomparendo: ce ne sono il 98% in meno nelle Galapagos e il 94% in meno nel Mar Rosso. Oltre alla pesca, uno dei fattori che più contribuisce alla decimazione delle specie, secondo gli autori dello studio, è il cambiamento climatico in atto: l’anidride carbonica in eccesso viene assorbita dagli oceani e rende le acque più acide, mettendo in pericolo l’esistenza degli animali che le popolano.
Via: Wired.it
Credits immagine: Gustavo Fernando Durán via Compfight cc
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