Categorie: Salute

La resistenza agli antibiotici anche nelle tribù isolate

Vivono all’interno dell’impenetrabile giungla amazzonica. Fanno parte del gruppo etnico degli Yanomami, e sono una tribù di cacciatori raccoglitori che fino al 2009 non aveva praticamente avuto alcun contatto con il resto della civiltà umana. L’incontro è stato un’occasione unica per la scienza medica: i ricercatori hanno avuto infatti la possibilità di studiare direttamente la salute di individui così particolari, mai esposti a medicinastile di vita edieta occidentali. L’analisi ha svelato però qualche sorpresa: gli scienziati della New York University School of Medicine hanno scoperto, inaspettatamente, che i batteri del microbiota (i microrganismi che vivono nell’intestino umano) dei membri della tribù avevano già evoluto diversi geni resistenti agli antibiotici. La scoperta è particolarmente singolare – e al tempo stesso preoccupante – perché gli Yanomami non hanno mai assunto antibiotici né sono mai venuti in contatto con animali cui erano stati somministrati tali farmaci. I batteri, dunque, potrebbero avere capacità di combattimento e adattamento molto più forti di quanto non si ritenesse finora.

Come raccontano su Science Advances, i ricercatori hanno iniziato lo studio cinque anni fa, subito dopo la scoperta della tribù. “Abbiamo subito cercato di analizzare il loro microbiota”, racconta Maria Dominguez-Bello, una degli autori del lavoro, “per raccogliere informazioni sui batteri che lo popolavano. Dovevamo farlo presto, prima di eventuali ‘contaminazioni’”. In particolare, sono state analizzate le feci di 34 individui (in tutto la tribù è composta da 54 persone). Gli scienziati hanno prescritto medicinali ad alcuni bambini in pericolo di vita, e non hanno divulgato il nome del villaggio per evitare ulteriori contatti con altri esseri umani. Sequenziando il genoma dei batteri del microbiota degli Yanomami, e comparando i risultati con quelli relativi a batteri “comuni”, i ricercatori hanno scoperto diverse differenze significative. Tra questi, una presenza diffusa di Prevotella, Helicobacter, Oxalobacter e Spirocheta, tutti microbi assenti (o presenti in quantità molto ridotte) nel microbiota di individui occidentali. Nonostante ciò, gli indigeni non soffrivano di disturbi autoimmuni, come diabete e ipertensione.

Andando avanti nell’analisi, però, gli scienziati hanno scoperto che i batteri avevano circa 60 geni unici in grado di disattivare antibiotici sintetici e naturali. “È una scoperta piuttosto allarmante”, ha commentato Gautam Dantas, un microbiologo della Washington University che ha partecipato allo studio,“perché finora ritenevamo che ai batteri servisse più tempo per sviluppare resistenza agli antibiotici artificiali che non si trovano comunemente in natura”. Una ragione in più per ricordarci di assumerli sempre con la massima cautela.

Via: Wired.it

Credits immagine: Denis Giles/Flickr CC

 

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

Articoli recenti

Uno dei più misteriosi manoscritti medioevali potrebbe essere stato finalmente decifrato

Secondo gli autori di un recente studio potrebbe contenere informazioni sul sesso e sul concepimento,…

3 giorni fa

Ripresa la comunicazione con la sonda Voyager 1

Dopo il segnale incomprensibile, gli scienziati hanno riparato il danno a uno dei computer di…

5 giorni fa

Atrofia muscolare spinale, ampliati i criteri di rimborsabilità della terapia genica

L’Aifa ha approvato l’estensione della rimborsabilità del trattamento, che era già stato approvato per l'atrofia…

6 giorni fa

Così i tardigradi combattono gli effetti delle radiazioni

Resistono alle radiazioni potenziando la loro capacità di riparare i danni al dna. Piccolo aggiornamento…

7 giorni fa

Leptospirosi: perché crescono i casi a New York?

Mai così tanti casi di leptospirosi in un anno dal 2001: a contribuire all’aumento delle…

1 settimana fa

Fogli d’oro sottilissimi: arriva il goldene

Potrebbe essere usato in diverse applicazioni come catalizzatore per la conversione dell'anidride carbonica e la…

2 settimane fa

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy.

Leggi di più