La rivoluzione dei fratelli Herschel

Michael D. Lemonick
The Georgian Star. How William and Caroline Herschel revolutionated our understanding of the cosmos
W. W. Norton & Company 2009, pp.224, euro 21,30

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Michael D. Lemonick, giornalista e divulgatore di scienza, aveva già all’attivo Echo of the Big Bang e Other Worlds: The search for Life in the Universe. In questo suo ultimo lavoro, The Georgian Star, l’autore torna a dar sfogo alla sua passione per le speculazioni cosmologiche e per la storia dell’astronomia. Dopo una breve, iniziale incursione nello scenario presente, Lemonick fa un passo indietro, anzi, diversi passi indietro, e tutti in una volta. Nel secondo capitolo il lettore si ritrova all’epoca in cui fu resa nota la scoperta del pianeta Urano, nella primavera del 1781. Nei dintorni di questa data rimarrà fino alla fine del libro, cui approderà con un nutrito bagaglio di notizie scientifiche e curiosità storiche. Il tragitto scorre in un panorama ricco e variegato, sia per zone geografiche che per aree tematiche. A condurre sono il polso rapido dell’autore e le vicende dei fratelli Herschel, William e Caroline, protagonisti, e a tratti anche narratori, dell’odissea nello spazio dei loro tempi. E qui emerge un punto critico che è il fulcro più promettente ma anche meno visibile della ricerca di Lemonick: la nascita della moderna cosmologia. Già, perché nonostante la fama di astronomi con cui gli Herschel sarebbero passati alla storia, la loro visione dell’universo è essenzialmente cosmologica, non astronomica.

William, in realtà, non è l’unico protagonista. A Caroline, infatti, non meno che a William, dobbiamo il grande lavoro di avanscoperta e classificazione di tanti corpi celesti. Il principale merito del libro è forse quello di far emergere, al di là di ogni stereotipo e tentazione ideologica, la straordinaria unicità della coppia William-Caroline. Senza voler ingigantire né sminuire una delle due figure a dispetto dell’altra, Lemonick ci restituisce il ritratto di un’unità complementare e dinamica tra fratello e sorella, di un rapporto non sempre idilliaco e in stretta alternanza di fasi, ma sigillato dall’interesse dominante e condiviso per lo spazio celeste, da una costante sinergia, comunione d’intenti e concreta solidarietà reciproca nell’incerto cammino della vita. Certo, anche questo rapporto si manifesta intessuto nella sua propria storicità, per cui il fatto che, per esempio, fosse William a condurre le osservazioni e Caroline a doverle pazientemente appuntare sotto dettatura del fratello ci viene presentato come del tutto naturale; che il talento di lei dovesse ritenersi beatificato nel ruolo di semplice assistente finisce per non apparire affatto strano o ingeneroso, anzi: l’insistenza di William con Giorgio III a che questo ruolo venisse ufficialmente riconosciuto alla sorella assume, nella narrazione, la qualità di un gesto eroico. Ma un libro non può essere tutto, e l’assenza di una prospettiva di genere è evidentemente il prezzo da pagare per introdurre il lettore nel campo storico della vicenda, al di là di ogni steccato ideologico. Del resto la fedele ricostruzione degli eventi permette a chiunque di trarre le proprie considerazioni sullo statuto della donna scienziata all’epoca degli Herchel. Presentato nel suo proprio scenario, il successo di William a vantaggio della sorella assume effettivamente i connotati pionieristici dell’impresa eroica, e la prospettiva di genere che il lettore può trarne si trova opportunamente a intersecare un’altra prospettiva latente: quella della funzione del potere per l’evoluzione della scienza e del ruolo sociale dello scienziato.

Diversi altri aspetti del libro meritano attenzione. Innanzitutto lo stile. Piacevole da leggere, il testo sembra essere uscito dalla penna dell’autore con la stessa dose di piacevolezza. Infatti, nonostante la straordinaria mole di fatti, retroscena e notizie che confluiscono nella trama principale, il libro non perde mai il suo sottofondo di calvininana leggerezza, un tono di accattivante frivolezza che accompagna le numerose divagazioni, ordinandole secondo la direttiva principale e scandendone il ritmo come un sottofondo costante.
Andrebbe poi sottolineato che The Georgian star non parla solo di un’epoca passata, ma anche – e anzi, forse soprattutto – parla di noi: dell’illuminazione notturna delle città che cancella il miracolo dei cieli stellati, dalla scarsa familiarità che abbiamo, rispetto ai nostri antenati, con Orione e il Gran Carro, e dalla nostra ancor più scarsa propensione a considerare come presenze divine quelle misteriose luci che ogni notte tornano a raggiungerci da indicibili distanze.

Da quanto detto si potrà concludere che per questo libro non esiste un unico livello di lettura ma ce ne sono svariati. Ognuno potrà dunque dilettarsi a scegliere il/i propri(/o). Infine non sarà forse superfluo aggiungere per chi non padroneggia perfettamente l’inglese che la lettura può essere un esercizio piacevole, non ostico e arricchente per il lessico.

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