La scienza nei media: da ieri ad oggi

Silvia Bencivelli e FRancesco Paolo de Ceglia

Comunicare la scienza

Carocci Editore (Bussole), Roma 2013, pp. 128, euro 11,00

Andrea Candela

Dal sogno degli alchimisti all’incubo di FRankenstein

Franco Angeli, Milano 2013, pp. 268, euro 28,00

 

La scienza attraverso gli ‘occhi’ dell’informazione, dalle origini della carta stampata alla comunicazione dei giorni nostri. È il tema trattato con grande approfondimento dai saggi “Comunicare la scienza” e “Dal sogno degli alchimisti agli incubi di Frankenstein”.

Nel primo dei due saggi, Silvia Bencivelli, medico e giornalista scientifica, e Francesco Paolo de Ceglia, docente di Storia della scienza all’Università di Bari, presentano i diversi ‘mestieri’ della comunicazione scientifica attuale: dal saggista all’addetto stampa, dal giornalista al freelance, fino all’animatore scientifico e al blogger. Svelando alcuni segreti della professione, i due autori spiegano ad esempio come condurre un’intervista senza vergognarsi di porre domande semplici, come proporre un progetto editoriale fornendo una chiara chiave di lettura del testo e quali temi scegliere in radio, dove la comunicazione passa attraverso il dibattito. Altri capitoli sono dedicati all’editoria periodica e libraria, al documentarismo e alla televisione, al web e ai musei.

Un excursus storico, inoltre, racconta le origini del giornalismo scientifico italiano. Esso è più antico dell’Italia stessa: nasce con gli avvisi quattro-cinquecenteschi, che davano notizia di eventi sensazionali di tipo scientifico. Durante l’Illuminismo, i giornali conservano una matrice letteraria, mentre nel Risorgimento prevalgono gli argomenti politici. Soltanto nel ‘900, però, si verifica una rivoluzione mediatica che introduce a tutti gli effetti la cultura tecnica all’interno della stampa. Alla più antica rivista di divulgazione scientifica, “Sapere”, hanno fatto seguito numerosi periodici, tra cui in anni recenti “Le Scienze” e poi “Mente&Cervello”, di taglio neuro scientifico, che si inserisce nel filone di successo della psicologia su carta (di cui fa parte ad esempio “Psychologies Magazine”). In generale, gli articoli scientifici sono aumentati in quantità e lunghezza, anche se rimangono confinati in sezioni specifiche.

Nel suo saggio, anche Andrea Candela, storico della scienza e comunicatore scientifico, ripercorre nei secoli la divulgazione scientifica, ma da un altro punto di vista, quello dell’immaginario collettivo. Con grande dettaglio, l’autore analizza come a partire dalla metà dell’800 l’informazione giornalistica inizi ad avvalersi di toni sensazionalistici per raccontare storie cariche di sentimentalismi, allontanandosi dal taglio erudito proprio dei secoli precedenti. Questo tipo di giornalismo si inserisce nella cornice di un linguaggio semplificato, che attinge alla cultura orale, utilizzando frasi semplici e brevi, e comincia ad assumere la regola delle ‘cinque w’. Un esempio, simile per alcuni aspetti a casi di attualità scientifica odierni, riguarda la comunicazione della scoperta dei raggi X. Al breve disinteresse iniziale verso la notizia, seguono il lancio strillato e l’approfondimento dell’argomento con toni a volte molto clamorosi: un articolo, pubblicato qualche mese dopo la scoperta, parlava di “ridare la vista ai ciechi” coi raggi X.

Da sempre, come sottolinea l’autore, la tradizione popolare si affianca al sensazionalismo e si appropria di temi scientifici, proponendoli al lettore meno acculturato in modo antiscientifico anche attraverso magia, alchimia, leggende e miti. Uno dei personaggi-emblema è Frankenstein, creatura di fantasia prodotta mediante un artificio della scienza, il cui simbolo ritorna spesso non solo in letteratura ma anche nell’immaginario popolare, come nel caso dei ‘mostri’ dell’ingegneria genetica o delle biotecnologie.

Credits immagine: Kit/Flickr

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