La storia delle particelle italiane

Mario GrilliOltre L’Atomo. Cento anni di particelleEdizioni Dedalo, 2002pp. 176, euro 15,00La storia della scienza ha acquisito nell’ultimo secolo una sua dimensione specialistica, una sua autonomia e indipendenza. Il fatto che alcuni scienziati, nelle loro scorribande extradisciplinari, ignorino tale dimensione non significa che essa non esista. Mario Grilli non è uno storico della scienza, ma uno scienziato. Questa premessa è necessaria per comprendere pregi e difetti di questo importante contributo alla storia della fisica delle particelle, argomento su cui in Italia é stato scritto poco. Da un lato, sicuramente, come rilevato nell’introduzione si sente l’esperienza di chi ha vissuto una parte importante nello sviluppo della fisica delle particelle. Dall’altro proprio perché si ritiene che tale l’esperienza sia sufficiente, non c’è confronto, né critica di altre ricerche condotte sullo stesso argomento. Il pregio maggiore è rappresentato proprio dall’esame storico della scoperta dei costituenti principali degli atomi. Inoltre utilissima è l’indagine sulla differenziazione tra diversi tipi di rivelatori di particelle. Grilli spiega come la teoria dei quark possa fornire una visione unificata delle particelle elementari e quali siano le ulteriori prove sperimentali necessarie per confermare tale teoria. Il volume è anche illustrato in modo splendido, garantendo al lettore sia la conoscenza dell’argomento che la sua visualizzazione. Il libro ha tuttavia una approssimativa citazione delle fonti: alcuni autori vengono riportati nei capitoli, ma poi non compaiono nella bibliografia. Inoltre il contenuto di molti termini è dato per scontato, rendendo la lettura difficile (per esempio, si citano i leptoni all’inizio, ma si definiscono solo alla fine). Ci sono poi delle scelte fatte da Grilli che sono ancora oggi oggetto di discussione. Per esempio, che la storia della fisica delle particelle abbia una sua preistoria nella filosofia democritea o nel sensismo di Cartesio e/o Gassendi appare come una mitologia costruita per dare a questa disciplina un passato illustre che in realtà non possiede. Filosofi come Antonio Capizzi hanno per anni contrastato il tentativo di fare dei filosofi greci una specie di pre-scienziati. Peter Galison e Helge Kragh per esempio collocano la storia della fisica nucleare nella sua originalità e specificità solo nel XX secolo quando una serie di ricerche sull’elettromagnetismo, sui raggi catodici e sulla trasmutazione degli elementi chimici spingono verso una maggiore attenzione per “quella materia più fine” dentro gli atomi come la definisce Grilli. Se un passato illustre è ipotizzabile, occorre forse pensare con Galison agli studi sul tempo, sui fulmini, sulla nebbia e alla loro dimensione di “fisica trascendentale” nel contesto dell’Inghilterra vittoriana. Sono tali studi che consentono a Charles T. Wilson di realizzare la camera a nebbia, il primo strumento attraverso il quale i “fossili di particelle” vengono fotografati. Va detto inoltre che le prime ricerche che conducono alla scoperta del mondo sub-atomico hanno tanto finalità economiche quanto intellettuali, un particolare che Grilli non sembra prendere in considerazione. Gli studi di Marie Curie non si spiegano senza quella ‘economia politica del radio’ che punta, attraverso lo sviluppo di nuova strumentazione e analisi dei raggi, all’appropriazione e sfruttamento del prezioso materiale radioattivo. Il laboratorio di Cavendish a Cambridge non si spiega senza la complessa interazione con piccole aziende produttrici di materiali elettrici, magneti, valvole termoioniche che danno al Cavendish lo status finanziario per iniziare e continuare le ricerche sulle particelle nella speranza che non si producano solo particelle, ma anche innovazione tecnologica. In Italia, non é forse il sogno alchemico nella trasmutazione degli elementi chimici (e l’interesse autarchico che nutre tale sogno) che dà vita alle ricerche sui neutroni lenti e veloci della scuola di Fermi? Certo, nel dopoguerra la ricerca sulle particelle acquista una sua autonomia intellettuale e finanziaria che consente di proseguire le ricerche a prescindere da immediate applicazioni e finalità economiche. Va detto però che non é il mecenatismo dei politici a permettere la crescita della fisica delle particelle negli Stati Uniti del dopoguerra. Piuttosto sono le aspettative create dalle ricerche sulla bomba atomica e sul radar che riversano nelle casse dei dipartimenti di fisica delle università americane milioni di dollari. In Italia il rapporto tra applicazioni della fisica e fisica pura é forse meno visibile. C’é tuttavia un rapporto osmotico tra organizzazioni che fanno fisica pura delle particelle (come l’Infn) con organizzazioni che si occupano delle applicazioni dell’energia nucleare (come il Cnen). É tale rapporto che permette la crescita e lo sviluppo della disciplina, come sottolineato recentemente in un saggio sulla storia dell’Infn. Ma di questa osmosi, nel libro di Grilli non c’é traccia.In conclusione la storia delle particelle di Grilli, intesa come avventura intellettuale, conoscitiva, inerente il rapporto tra essere umano e conoscenza della natura é convincente. Ci sembra tuttavia che l’analisi delle complesse interazioni tra centri di ricerca e strutture nazionali ed economiche che hanno permesso a tale avventura intellettuale di realizzarsi sia ancora oggetto di dibattito.

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