La verità su Darwin

Cameron M. Smith, Charles Sullivan
I falsi miti dell’evoluzione. Top ten degli errori più comuni
Dedalo 2008, pp. 200, euro 11,90

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Nello straordinario e purtroppo incompiuto “Dizionario delle idee ricevute” di Flaubert, un compendio di banalità e di modi di dire saccenti, c’è un lemma dedicato a Darwin: “Quello che dice che discendiamo dalle scimmie”. Centocinquant’anni dopo la pubblicazione de “L’origine delle specie”, ciò che molti commentatori sembrano saper dire a proposito di Darwin e dell’evoluzione non va molto oltre le “idee ricevute” che circolavano nei salotti messi in ridicolo dallo scrittore francese. Valga per tutti l’intervento al TG2 del cardinale Renato Martino, che intervistato a margine della presentazione di un libro non ha trovato di meglio per liquidare Darwin che rivolgere lui stesso una domanda alla sua intervistatrice: “Ma lei si sente di discendere da una scimmia? Io no!”.

Non tutti i miti dell’evoluzione offrono le stesse opportunità di fare una brutta figura così a buon mercato.
Alcuni sembrano poggiare su una qualche conoscenza della teoria e dei fatti. Ma anche quando alla loro base c’è un fondo di verità questo viene messo al servizio di storie incoerenti. Che la nostra specie discenda da una qualche specie scimmiesca ancestrale, per esempio, non dovrebbe suscitare scandalo se si accetta la comune classificazione biologica, che ci colloca nell’ordine dei primati. E può essere interessante ricordare che a mettere la nostra specie nello stesso gruppo tassonomico delle altre “scimmie” non è stato Darwin ma Linneo, lo stesso che (in altri miti) appare come il campione della immutabilità delle specie e della superiorità dell’Uomo sul resto del creato, l’antitesi di Darwin.

La lista dei falsi miti dell’evoluzione potrebbe essere lunga. Cameron Smith e Charles Sullivan, un archeologo e un filosofo, l’hanno passata in rassegna selezionando una “top ten” degli errori più comuni. Nonostante la diversità tra gli Stati Uniti e il nostro paese, soprattutto per ciò che riguarda la diversa forza del creazionismo come fenomeno politico organizzato, quelli discussi dagli autori sono miti familiari anche a noi: chi non ha mai sentito dire, per esempio, che l’evoluzione è “la sopravvivenza del più adatto”, che “è basata sul caso”, o che “è solo una teoria”? Il principale merito del libro è quello di non limitarsi a spiegare perché questi miti sono falsi. Gli autori ne prendono spunto per introdurre il lettore ai numerosi progressi nel campo della biologia evolutiva che si sono via via aggiunti, modificandola, alla teoria dell’evoluzione per selezione naturale originariamente formulata da Darwin.

Sia le note che l’apparato bibliografico, piuttosto ricco per un libro di meno di 200 pagine, permettono di dare avvio a molti percorsi di approfondimento scientifico, spesso puntando direttamente alle fonti senza l’ulteriore intermediazione di testi divulgativi. Ma anche al lettore frettoloso, proiettato nei panni di un picchio o di un Neanderthal, o portato in visita agli strani abitanti degli abissi marini, gli autori riescono a dare una vivida descrizione delle questioni relative all’adattamento, sfruttando a fini narrativi le ironie della sorte. I capitoli conclusivi affrontano le annose controversie su evoluzione, morale e religione, un buon punto di partenza per ragionare su questi temi, e quelle sull’insegnamento dell’evoluzione nelle scuole. Probabilmente è proprio nel campo dell’educazione che andrebbe cercata la fonte della longevità di tanti miti, ed è qui che il libro potrebbe rivelarsi particolarmente utile per un aggiornamento sulla letteratura scientifica più recente.

Siamo ormai prossimi al bicentenario della nascita di Charles Darwin, e assieme alle celebrazioni non mancheranno i tentativi di dare al naturalista inglese una definitiva sepoltura. Anche se non riusciranno a chiudere definitivamente la partita con i falsi miti dell’evoluzione, libri come questo potrebbero almeno obbligare i suoi avversari a fare un poco di fatica in più.

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