Lacrime di tristezza riducono il sex appeal

Piangere lacrime di tristezza rende le donne meno attraenti agli occhi degli uomini. Lo hanno scoperto ricercatori del Weizmann Institute of Science e dell’Edith Wolfson Medical Center in Israele. I risultati dello studio, pubblicati su Science Express, dimostrano che per l’essere umano le lacrime “emotive” sono veicolo di messaggi chimici tra i sessi.

Gli esseri umani non comunicano solo a gesti e parole, ma anche con gli odori. Il sudore, ad esempio, è in grado di trasmettere numerose informazioni. Ma le lacrime non hanno odore e tutti i biologi, a partire da Charles Darwin, si sono interrogati sul loro significato evolutivo. Finora si era scoperto che la composizione delle lacrime “emotive” è differente da quella delle lacrime che proteggono gli occhi dagli agenti esterni, ma si ignorava se a questa differenza di natura chimica ne corrispondesse una di tipo funzionale. Il nuovo studio scioglie, almeno in parte, questo dubbio, anche se limita la sua analisi agli stati d’animo di tristezza, e non anche a rabbia, dolore o paura.

Nello studio, i ricercatori israeliani hanno raccolto le lacrime di due volontarie mentre guardavano un film drammatico. Hanno quindi verificato se 24 uomini erano in grado di distinguere l’odore di queste lacrime da quello di una soluzione salina lasciata scorrere sulle guance delle donne, scoprendo che nessuno riusciva a farlo. A questo punto, sempre continuando a “odorare” le lacrime o la soluzione, gli uomini dovevano giudicare immagini di volti femminili. È così emerso che nel primo caso i volontari consideravano le donne fotografate meno attraenti. In più, sotto “effetto” lacrime, gli uomini registravano livelli di testosterone più bassi nella saliva e minore attività nelle aree cerebrali legate all’eccitazione sessuale, come osservato con risonanza magnetica funzionale.

Questi risultati, secondo gli studiosi, dimostrerebbero che le lacrime umane, come quelle di altri animali come i topi, veicolano messaggi di natura chimica. In questo caso, azzardano i ricercatori, potrebbe trattarsi di un meccanismo di difesa femminile nei confronti delle attenzioni degli uomini.

Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1198331

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