Categorie: Società

L’alfabeto del nuovo millennio

A più di 30 anni dalla sua nascita, la rete delle scuole alfamediali – o delle tre culture: umanistica, scientifica, multimediale – nata ad Erice, per volontà del dirigente scolastico Tullio Sirchia, comprende 20 istituti, distribuiti tra Sicilia, Lazio e Liguria. “L’alfamedialità ricongiunge il corpo alla parola, l’arte alla tecnica, la logica alla retorica, l’emisfero destro all’emisfero sinistro, il consumo alla produzione, l’informazione alla comunicazione, l’individuo alla comunità locale e globale, il passato al presente e al futuro”, dice Sirchia. A lui abbiamo chiesto di spiegarci in cosa consiste l’offerta formativa di questo tipo di scuola.

Prima di tutto, come si articola la proposta alfamediale?
“È la scuola delle tre culture più potenti del nostro tempo: umanistica, scientifica e multimediale.
Quest’ultima è quella dello “schermo”, in cui convergono e si integrano tutti i linguaggi umani del corpo – movimento, suono e immagine – e della parola – parlata, scritta e stampata. La forma più completa e intensa d’integrazione linguistica avviene con l’audiovisivo, che la scuola alfamediale considera l’alfabeto del nuovo millennio”.

A scuola, quindi, si insegna non uno ma due alfabeti, aggiungendo a quello fonico quello audiovisivo?
“Proprio così. La scuola può uscire dalla grande crisi storica di sistema in cui si trova solo se riesce a insegnare alle nuove generazioni a leggere, scrivere e pensare non solo con l’alfabeto delle lettere e dei numeri, ma anche con l’audiovisivo, il linguaggio spettacolare del cinema, della televisione, del computer, di Internet, del videofonino e sicuramente di tutte le future tecnologie comunicative”.

Ma come è possibile insegnare l’audiovisivo a scuola?
“Gli insegnanti di ogni ordine e grado e di ogni materia e disciplina, opportunamente formati, insegnano agli studenti, un nuovo lavoro testuale particolarmente formativo e divertente: integrare testi di linguaggi diversi, prima su carta poi su “scena” e infine su schermo. Su carta producendo pagine illustrate; su “scena” facendo fare agli studenti una minilezione ai compagni su quanto riportato nella pagina illustrata; su schermo presentando lo stesso argomento della pagina illustrata e della minilezione davanti alla telecamera, integrando tutti i linguaggi del corpo e della parola. Per questo ultimo passaggio è necessario portare in classe una minima attrezzatura mobile composta da un televisore su carrello e una telecamera su treppiedi”.

La presentazione su schermo come avviene tecnicamente?
“L’alunno/a viene messo davanti alla telecamera per fare “spettacolo” sull’argomento concordato con l’insegnante, dopo avere approntato una mini sceneggiatura per gli insert e i chromakey. Gli insert sono tutti i disegni preparati per documentare e visualizzare i principali passaggi della presentazione, i chromakey, invece, compaiono alle spalle dell’alunno-presentatore per dare una ambientazione scenica alla presentazione stessa”.

Qual è il risultato formativo finale?
“Lo studente impara a comunicare a un pubblico presente e lontano, a sentirsi protagonista e produttore di cultura, a pensare in modo molteplice, complesso, sistemico, spettacolare, comunicativo e creativo, come richiede la società globalizzata”.

Gianfranco Criscenti

Nato a Palermo nel 1963, giornalista, con la passione per le Scienze, collabora - come cronista - con l'agenzia Ansa ed il Giornale di Sicilia. Da anni segue le attività delle Scuole internazionali della Fondazione e Centro di cultura scientifica ''Ettore Majorana'' di Erice.

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