L’anagrafe online della biomedicina

Dalle alghe ai virus, passando per i batteri, le malattie cardiovascolari, la genetica e la fisiologia del sistema riproduttivo: c’è tutto quel che riguarda la ricerca di base in biomedicina dentro B-link, il database della ricerca che nelle intenzioni dovrebbe costituire un network tra i ricercatori italiani, e metterli in contatto con le aziende interessate al loro lavoro. Il database, promosso dall’Università “La Sapienza” di Roma, dall’istituto Mario Negri di Milano e dalla Società Italiana di Farmacologia, è consultabile all’indirizzo www.blink-biomedicalresearch.com. “Blink è un luogo dove i ricercatori possono mettere a disposizione della conoscenza comune le loro idee e i loro progetti”, spiega Luciano Caglioti, prorettore dell’ateneo romano, “e l’industria, dal canto suo, troverà in questo archivio virtuale persone, competenze o molecole interessanti, e potrà decidere di investire nella produzione di novità. E’ un’idea tutto sommato semplice, ma in Italia nessuno ci aveva ancora pensato”. E se è vero che il 53 per cento dei fondi privati europei non conosce le reali opportunità di investimento nel nostro paese, come riporta una ricerca della Blossom Associati apparsa su Il sole 24 Ore Sanità, forse di uno strumento come questo c’era bisogno.In realtà, sul web i ricercatori di livello internazionale hanno già a disposizione diversi strumenti per cercarsi e trovarsi, soprattutto se hanno all’attivo pubblicazioni scientifiche che possono comparire sui repertori online. “La novità di questa iniziativa, che pure non è perfetta, è quella di restituire una fotografia in progress della realtà scientifica italiana” continua Caglioti, ovvero rendere noti alla comunità degli addetti ai lavori non già i progetti passati, ma quelli al momento attivi. A fine anno poi Fondazione Schering, che ha finanziato il progetto, pubblicherà un report costruito a partire dalle informazioni contenute nel database, che potrebbe dare un’immagine interessante, anche se parziale, dello stato della ricerca biomedica in Italia. L’archivio, online da qualche settimana, contiene già un centinaio di profili di ricercatori, soprattutto delle tre istituzioni che sono state coinvolte sin dall’inizio nel progetto, ma l’obiettivo è di arrivare almeno a 500 nomi entro l’anno. Per inserirsi, il ricercatore deve lasciare i suoi dati personali e i suoi recapiti, e descrivere brevemente il suo campo di ricerca, elencando l’appartenenza o meno ad associazioni scientifiche, gli strumenti ad alta tecnologia a disposizione del suo laboratorio, le passate esperienze di lavoro e una lista delle pubblicazioni degli ultimi cinque anni. L’azienda (o il collega) che lo volesse contattare potrà inviare una mail di richiesta al sito, che provvederà ad inoltrarla all’interessato. “In questo modo abbiamo voluto tutelare anche la privacy dei ricercatori i cui dati sono contenuti nel database. Si potrà essere contattati solo se lo si riterrà opportuno”, spiega Vanda Pistotti del centro milanese. L’anagrafe della ricerca (al momento quella pubblica, ma non è escluso che vogliano partecipare anche gli addetti del settore privato) è comunque riservata a tutto ciò che precede il circuito della clinica, cioè a quella fase lunga e laboriosa nel corso della quale si testano i possibili candidati (per esempio nuove molecole per la farmacologia) e si eliminano quelli che non valgono. In un periodo in cui la ricerca italiana è così maltrattata dalle istituzioni – il nostro paese è all’ultimo posto in Europa per la spesa dedicata al settore: 0,96 per cento del Pil, all’ultimo posto per numero di pubblicazioni scientifiche, e al penultimo per numero di brevetti – questo database potrebbe rendere meno indispensabile la fuga dei cervelli. Anche perché, sottolinea Giovanni Biggio, presidente della Sif, “la ricerca nazionale deve aprirsi all’ambito europeo. Sta per partire il network degli atenei di eccellenza, e Blink potrebbe essere un elemento fondamentale per entrare nella rete”.

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