L’anno nero della tigre

Il 1998, anno della tigre secondo il calendario cinese, non sembra portare fortuna al grande felino. Nelle zone più orientali della Russia e in Siberia il fuoco sta distruggendo l’habitat dove vivono gli ultimi esemplari di tigre siberiana, in tutto meno di 500. In Siberia le fiamme hanno già devastato un’area di circa ventimila chilometri quadrati. Per fermare gli incendi, dovuti soprattutto a temperature insolitamente calde e alla poca neve caduta quest’inverno, le autorità hanno chiesto l’intervento del Tiger Emergency Found, un fondo speciale istituito di recente dal Wwf e dalla World Conservation Union. Anche per la tigre asiatica, ridotta dai 100 mila esemplari del secolo scorso ai sette mila attuali, il futuro è incerto, e si tenta di preservare la specie per lo meno in cattività. Nove anni fa, all’epoca dell’ascesa finanziaria delle ‘tigri asiatiche’, un uomo d’affari thailandese ebbe l’dea di aprire uno zoo in cui allevare cuccioli di tigre del Bengala, per “dimostrare al governo quali fossero le vere tigri”. Al momento il Sriracha Tiger Zoo, nella provincia thailandese di Chonburi, ospita quattro tigrotti, amorevolmente accuditi da una scrofa che fa loro da balia. Lo zoo è diventato, in particolare quest’anno, meta di pellegrinaggio turistico: secondo la tradizione cinese, infatti, nell’anno della tigre è molto propizio toccare, o anche solo fotografare, questi animali. Ma c’è chi pensa che sarebbe senz’altro più propizio vederli liberi nel loro ambiente naturale.

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