L’arte nell’era genetica

Suzanne Arker, Dorothy Nelkin

The Molecular Gaze. Art in the Genetic Age

Cold Spring Harbor Laboratory Press, 2003

pp.216, euro 47,85

La biologia negli ultimi 150 anni ha dato inizio a un lungo viaggio all’interno degli organismi, scoprendone le strutture fini e molti meccanismi. L’esplosione della genetica, oltre all’impatto scientifico, ha avuto poi anche una profonda influenza sulla cultura umanistica. Numerosi eventi nel 2003, in occasione del cinquantesimo anniversario della scoperta della struttura del Dna, hanno in particolare sottolineato come la doppia elica sia divenuta un’icona della cultura occidentale. L’arte non ha fatto eccezione, da subito proponendosi come interprete privilegiato del rapporto tra le scienze del vivente e la società nel suo complesso. Questo volume racconta quindi il viaggio che anche le arti visive hanno intrapreso per esplorare non la realtà bio-fisiologica della natura, ma la nostra percezione di essa. Ciò che ci viene mostrato lascia spesso interdetti, soprattutto per la brutalità di alcune immagini. Ciò che è esperimento scientifico viene reso palese nell’opera d’arte, dando luogo a un nuovo concetto di grottesco dalle tinte estremamente forti e provocatorie. Nel Novecento c’è stato un salto di qualità nell’approccio ai ‘mostri’: se prima erano solo deformità naturali, casuali e occasionali, ora si ha la percezione della possibilità di creare ‘freak’ e chimere di varia natura in laboratorio. La fantasia dell’artista si può quindi liberare, mantenendo comunque una plausibilità per lo spettatore. Le autrici (di cui una, Dorothy Nelkin, è scomparsa nel maggio scorso) parlano esplicitamente di ‘visioni apocalittiche dell’ingegneria genetica’ e di un ‘fragile concetto della normalità’. Una delle più importanti correnti artistiche che si è legate alla genetica molecolare è la cosiddetta ‘Arte Transgenica’, che si è guadagnata la ribalta dei media quando Eduardo Kac ha reso nota la nascita di Alba, il coniglio fluorescente: un normale coniglio bianco con il gene di una medusa che lo rende luminescente al buio, di colore verde. Non mancano poi gli artisti consapevoli della progressiva mercificazione della natura dovuta alla possibilità di brevettare sequenze genetiche e organismi transgenici. Un capitolo, eloquentemente intitolato ‘Geni in vendita’, si sofferma proprio su come gli artisti hanno immaginato i futuri sviluppi dell’industria degli Ogm e le possibili aberrazioni del modello ideologico brevettuale. Per esempio, l’americana Larry Miller ha dato vita a un progetto per riconoscere a ogni persona il copyright sul proprio Dna (http://www.creativetime.org/dnaid/copyright.html). Il volume si propone quindi come una vasta panoramica sull’arte attuale, con notevole rigore, anche storico, nell’affrontare temi che troppo spesso sono letti in modo superficiale o visti come eccentricità modaiole. Se si pensa invece che l’arte sia un altro modo di comprendere il mondo, complementare alla scienza, allora questo volume offre la possibilità di seguire gli sviluppi più recenti e interessanti. La ricchissima iconografia (oltre un centinaio di illustrazioni) e l’aggiornata bibliografia lo rendono inoltre un’opera da consultazione molto utile.

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