Lavoratori tristi, ma efficienti

Non è sempre vero che chi è felice produce di più, o almeno produce meglio. Tradizionalmente, gli esperti di organizzazione delle risorse umane sono stati convinti che il buon umore diffuso nell’ambiente di lavoro fosse un catalizzatore di efficienza. Ma pare che non sempre sia così. La smentita arriva da una ricerca condotta da Robert Sinclair, psicologo alla University of Alberta che ha misurato la differenza nella performance produttiva di un gruppo di lavoratori “felici” o “tristi”. Ai volontari è stato chiesto di assemblare dei circuiti elettronici, cioè un semplice lavoro di routine. Il risultato è stato che entrambi i gruppi hanno prodotto lo stesso numero di schede, ma le persone di buon umore hanno commesso più errori dei colleghi corrucciati. L’ipotesi degli psicologi è che chi è felice lavora con un livello di attenzione minore per conservare il proprio piacevole stato d’animo. Secondo Sinclair questo risultato non deve sorprendere, visto che sono sempre più numerosi gli studi di psicologia sociale sul tema della tristezza come fattore che favorisce comportamenti più riflessivi e consapevoli. (a.c.)

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