Lbt ai nastri di partenza

Si avvicina il “debutto in società” per il Large Binocular Telescope, il più grande e innovativo telescopio terrestre: dalla vetta del monte Graham, 200 chilometri a est di Tucson, in Arizona, sarà in grado di osservare tutti i corpi celesti visibili dall’emisfero nord. Costato 110 milioni di dollari e 15 anni di preparativi, l’ambizioso progetto verrà inaugurato il prossimo 15 ottobre e sarà operativo entro il 2005. Lbt è frutto della collaborazione tra l’Osservatorio di Arcetri dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, delegato dal Miur alla gestione del progetto, l’Università dell’Arizona e, dalla fine degli anni Novanta, e alcuni istituti Max-Planck tedeschi. E vanta una soluzione ingegneristica all’avanguardia: si tratta del primo telescopio terrestre di tipo altoazimutale che porta sulla stessa struttura meccanica due specchi uguali, ciascuno del diametro di oltre otto metri, disposti a 14 metri l’uno dall’altro. La struttura di elevazione, unica nel suo genere, è costituita da due semidischi che hanno a bordo i due specchi primari, e pesa complessivamente 600 tonnellate. Un’impresa titanica, basti pensare che la realizzazione di ogni singolo specchio ha richiesto un anno di lavoro per garantire nel contempo resistenza e bassissima rugosità della superficie, con un peso complessivo di 16 tonnellate. Altri telescopi della stessa classe di otto metri, grazie a una partnership europea, sono attivi in Cile e alle Hawaii, ma nessuno di questi ha due specchi su di un’unica macchina. Non solo. Lbt è anche riuscito a contenere i costi, aumentando la potenza della prestazione. Per saperne di più ne abbiamo parlato con Luciano Miglietta, ingegnere meccanico dell’Osservatorio di Arcetri, che ha seguito le diverse fasi della costruzione del telescopio, dai disegni del progetto, alla realizzazione, fino al montaggio e alla sua verifica.Ingegner Miglietta, perché è innovativo questo telescopio?“E’ una macchina che ha saputo superare limiti tecnici non indifferenti. In particolare, nella realizzazione degli specchi e nelle soluzioni ingegneristiche. Inoltre, è in grado di correggere le distorsioni dell’atmosfera con un meccanismo di ottiche adattive, posto sullo specchio secondario, che permette di ricevere da Terra un’immagine assolutamente nitida”. Perché è stata scelta l’Arizona, e in particolare il monte Graham? “Almeno per tre ragioni. Prima di tutto è una regione con scarse precipitazioni e il basso grado di umidità permette di evitare il cosiddetto effetto Fata Morgana. Inoltre, l’atmosfera è poco inquinata e con bassissima umidità: ciò diminuisce le distorsioni di cui la luce è affetta quando attraversa l’atmosfera terrestre, migliorando sensibilmente la qualità dell’immagine. Infine, ma non per importanza, il partner principale risiede lì e ciò facilita l’organizzazione e garantisce un buon presidio”.Come valuta il futuro dei telescopi terrestri?“E’ di certo positivo rispetto ai telescopi spaziali che sono sfavoriti dalla sospensione dei voli degli Shuttle, senza i quali un telescopio spaziale rischia di non poter essere ben utilizzato e di non ricevere la manutenzione indispensabile. E poi il costo dei telescopi spaziali supera di diversi ordini di grandezza quelli terrestri. Tuttavia, il ruolo che questi ultimi potranno avere è strettamente correlato alla versatilità della macchina e alla possibilità di essere aggiornata costantemente”.Quando partirà l’attività di ricerca sul monte Graham?“Siamo quasi al traguardo. Manca un anno e mezzo alla realizzazione della seconda lente. Nel 2005, quando sarà completato anche l’allestimento del secondo specchio, i tre partner costruttori inaugureranno la fase della ricerca astronomica. Allora spetterà a un comitato scientifico selezionare le proposte che giungeranno dalla comunità astronomica mondiale”.

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