Le idee tralasciate dalla scienza

Paolo Rossi
Bambini, Sogni, Furori. Tre Lezioni di Storia delle Idee
Feltrinelli, 2001
pp. 167, £28.000

“I sogni, secondo alcuni, hanno molto a che fare con l’infanzia e parlano di essa, c’è inoltre chi ha interpretato le cose dette dai bambini come avvicinabili ad un oracolo o a una rivelazione di verità. E ancora si sa che gli oracoli hanno a che fare con i divini furori” (p. 7). In questi tre saggi, Paolo Rossi affronta molti temi storici e filosofici. Discuterli tutti sarebbe impossibile. Dunque ne scegliamo alcuni, che riteniamo più significativi per i lettori che si occupano di scienza.

Il bambino vede la verità che agli adulti è preclusa, il sogno è rivelazione, il furore è eccitazione intellettuale. Attraverso tali idee si fa riferimento a un passato condiviso ed esotericamente rivelato. Ma la scienza contemporanea non riconosce il valore euristico di questo passato. Avrebbe forse credito oggi un professore di ingegneria che a un congresso osserva: “Ieri ho sognato come progettare questo impianto idraulico…”? Oppure un medico che dichiarasse “Cercavo una cura contro il cancro. Ho avuto un eroico furore e son giunto alla soluzione…”? Certamente no. Nella scienza moderna, quella seicentesca, invece la verità era concepita come un corpo di conoscenze stabilito a-priori e tutto da rivelare riferendosi al passato. E il sapiente scriveva di sogni e furori, poiché discuterli era consuetudine. Era questa una civiltà della veglia, osserva Rossi reinterpretando una interessante tesi di Ernesto De Martino, che sceglieva di socializzare l’evento onirico piuttosto che ridurlo a esperienza personale.

La comunicazione di sogni e furori fu dunque parte del processo conoscitivo della modernità e costituì una sorta di discorso interno all’argomentare della scienza. Per esempio, il nuovo sistema planetario di Keplero emerse nel contesto di un sogno popolato di streghe e luoghi fantastici. La saldatura che avviene nel sogno tra opera scientifica e lo stracorrere della mente svolge una funzione propedeutica: trasferisce il messaggio scientifico a un contesto sociale con il risultato se non altro di ridurre le forze della censura (pp. 101-102).

Ma allora perché questo discorso interno non c’è più? Perché si scansano sogni e furori e le rivelazioni dei bambini servono solo a scoprire le malefatte dei genitori? Perché la scienza contemporanea cancella la sua storia. Dice Rossi, riprendendo un tema caro al filosofo e storico francese George Canguilhem: “Quando una scienza si è saldamente costituita, gli specialisti di quella scienza dimenticano il passato del loro proprio sapere. Soggiacciono tutti alla stessa illusione: pensano che la loro specialità sia esistita da sempre” (p.74). Quindi cancellando il loro passato, cancellano anche le scelte epistemologiche dei loro predecessori e finiscono con l’espulsione inconsapevole di idee che pure si sono rivelate così importanti in passato. Rossi invece difende le idee espulse (p.28), migranti, che non hanno diritto di cittadinanza nella scienza contemporanea. E riconosce il ruolo che in questa assunse la psicoanalisi, capace di trasformare i sogni in aspetti psichici, cioè individuali. “Freud accentuò il tema dei [sogni] come ospiti stranieri che tolgono all’uomo la sovranità della propria anima” (p.109) perché in una sorta di rivoluzione copernicana, egli volle ricondurre i sogni in una dimensione privata dell’esperienza onirica. Rossi quindi valorizza l’operazione dello storico della scienza, di colui che riscopre quelle idee che in passato facevano parte della scienza. Nella convinzione, sulla scia della tesi della storiografia contemporanea (da Kuhn in avanti), che la scienza sia un processo di costruzione di idee piuttosto che una rivelazione di una natura esterna.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here