Le meraviglie delle piattaforme stratosferiche

Avranno l’aspetto di un monoplano e voleranno in circolo sulle nostre teste, alimentate dalla luce del sole. Ideate da un consorzio di ricercatori europei sotto il coordinamento del Politecnico di Torino, consentiranno telecomunicazioni più veloci ed economiche. Sono le cosiddette piattaforme stratosferiche del progetto HeliNet: velivoli automatici senza pilota in grado di rimanere in volo per lunghi periodi di tempo a 18 chilometri di quota, nella fascia della stratosfera, lontano dalle rotte degli aerei di linea e al riparo dalle violente raffiche di vento che soffiano più in basso. Durante il giorno, sfrutteranno l’energia raccolta dalle celle solari, mentre un sistema di accumulatori basato su celle a combustibile raccoglierà l’energia in eccesso e consentirà il volo notturno. Volo inaugurale previsto per il 2005.

Operative 24 ore su 24 e meno costose dei satelliti tradizionali, le piattaforme stratosferiche potranno essere impiegate per applicazioni di telecomunicazioni avanzate (reti telefoniche e cellulari, trasmissione di immagini, e-mail, pagine Internet) e di monitoraggio ambientale (controllo dell’inquinamento atmosferico, sorveglianza delle coste, meteorologia). E’ inoltre allo studio l’integrazione con la rete Galileo, il nuovo sistema di localizzazione e navigazione satellitare europeo, nato per affiancare l’americano Gps. Poiché ogni piattaforma può coprire un’area di 400 km di diametro, si prevede che 4-5 piattaforme saranno sufficienti per servire l’intero territorio italiano.

Addio satelliti dunque? “Le piattaforme non sono state ideate per sostituire i satelliti tradizionali”, risponde Paolo Mulassano, ricercatore del dipartimento di elettronica del Politecnico di Torino, impegnato nel progetto HeliNet, “ma opereranno come sistema di supporto a livello regionale. La maggiore vicinanza al suolo (20 km contro i 150 km dei satelliti in orbita bassa), garantirà una maggiore risoluzione delle immagini raccolte e una migliore qualità dei segnali che tendono ad attenuarsi con la distanza”. Le piattaforme promettono inoltre di essere più flessibili dei satelliti tradizionali: decolleranno senza l’ausilio di un razzo e, potendo atterrare periodicamente, sarà più semplice effettuare l’aggiornamento e la manutenzione dei sistemi di bordo, adattandoli alle diverse esigenze.

Il progetto HeliNet, varato il primo gennaio 2000 e di durata triennale, è finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del V Programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico. Coinvolge dieci partner universitari e industriali di differenti paesi coordinati da Mario Pent, professore del Politecnico di Torino. “L’obiettivo di questi primi tre anni di ricerca”, spiega Pent, “è la realizzazione di un prototipo non volante in scala 1 a 3 per le prove statiche e la verifica della realizzabilità delle tre applicazioni pilota: monitoraggio ambientale, telecomunicazioni, integrazione con il sistema di localizzazione Galileo”.

Nel frattempo, le simulazioni al computer hanno tenuto conto di svariati parametri: aerodinamica, velocità del vento alle varie quote, variazioni minuto per minuto della radiazioni solare durante l’anno a differenti altitudini e latitudini, peso ed efficienza delle celle solari e delle celle a combustibile. E hanno stabilito che realizzare una piattaforma in grado di servire almeno l’Europa del sud non è un’utopia. Dovrebbe costare circa cinque milioni di euro, contro i 250-300 milioni di un satellite tradizionale.

A quando allora il primo volo? “Attualmente lo scoglio principale è di tipo tecnico”, spiega Pent. “La massa del sistema elettrolizzatore, cioè il sistema che separa per elettrolisi l’idrogeno e l’ossigeno dell’acqua durante il giorno e permette di ricavare energia elettrica per il volo notturno, è ancora troppo elevata. E’ presto per fare valutazioni ma, se sapremo risolvere questo problema, e se il modello in scala darà gli esiti sperati, il primo esemplare potrà spiccare il volo già nel 2005”.

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