Se le parole sono farmaci

medicina narrativa cronicità

Anche quest’anno “sold out” al Convegno Nazionale di Medicina Narrativa di Foligno promosso lo scorso 15 aprile da USLUmbria2 e Osservatorio Medicina Narrativa Italia (OMNI). Dedicata alla narrazione nella valutazione e nel trattamento del dolore, la quinta edizione del meeting ha affollato la sala Alesini dell’Ospedale S. Giovanni Battista con un pubblico di operatori, studiosi, studenti.

Dopo l’introduzione di Paolo Trenta, tra gli organizzatori dell’evento, si entra subito nel vivo con l’intervento di Luigina Mortari sul tema “Aver cura della vita della mente”. La cura – spiega la filosofa dell’Università di Verona – è il tratto ontologico proprio dell’essere umano perché il vivere è, dal suo inizio e per tutto il suo tempo, un esserci con cura di sé e degli altri. Lo aveva già capito Platone, per il quale compito della politica è proprio “avere cura e custodire” gli altri cittadini.

Ma quanto può essere importante la narrazione nella relazione medico-paziente e nel percorso di diagnosi e di cura? Parole e farmaci hanno lo stesso meccanismo d’azione? Per Fabrizio Benedetti, professore di Fisiologia Umana e Neurofisiologia dell’Università di Torino e all’Istituto Nazionale di Neuroscienze, la risposta è affermativa.

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