Legge 40, rispuntano le linee guida

Avevamo lasciato la questione delle nuove linee guida per la legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita lo scorso novembre, esattamente tre mesi fa, e la situazione sembrava allora abbastanza chiara: le linee guida proposte dall’ex sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, erano state fermate. L’iter per stilare il documento ex novo sarebbe dovuto cominciare daccapo, seguendo quanto sancito nell’articolo 7 della stessa legge 40 (vedi Galileo, “Legge 40, stop alle nuove linee guida“).

Infatti, prima che il Governo Berlusconi lasciasse il posto all’attuale governo tecnico, l’ex ministro della Salute, Ferruccio Fazio, non aveva messo la sua firma in calce al decreto ministeriale che avrebbe permesso a quelle linee guida di passare al vaglio dell’Istituto Superiore di Sanità e del Consiglio Superiore di Sanità. 

Questone chiusa. E invece no: secondo quanto riporta l’Associazione Luca Coscioni, proprio questa mattina si starebbe riunendo l’assemblea plenaria (convocata con procedura d’urgenza) del Consiglio Superiore di Sanità per dare il suo parere su quelle stesse linee guida elaborate dal precedente governo. 

“Il gruppo di lavoro per le linee guida si è già riunito d’urgenza il 17 febbraio”, dice Filomena Gallo, avvocato e segretario dell’Associazione Luca Coscioni, “e si tratta di un gruppo sbilanciato, perché composto principalmente da esponenti dell’Associazione Scienza e Vita, consulenti dell’ex sottosegretario alla Salute, e da pochi esponenti laici. Ma, soprattutto, non compaiono rappresentanti di società scientifiche”. 

“Quelle linee guida – continua Gallo – si basano su un documento elaborato dall’Osservatorio sull’applicazione del decreto legislativo 191/07, che è di fatto illegittimo: doveva essere approvato dalla Conferenza Stato-Regione, ma questo non è mai avvenuto”. 

Il problema – secondo quanto denunciato da Gallo che ha avuto una copia del documento oggi in votazione e che lo ha reso pubblico sul sito dell’associazione (qui) – è che ignorano completamente le sentenze dei vari tribunali italiani che in questi ultimi anni hanno concesso l’accesso alla fecondazione assistita anche alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche, come la talassemia e la fibrosi cistica; inoltre, limitando la diagnosi sugli embrioni, di fatto ledono il diritto costituzionale delle donne che chiedono ai medici di impiantare solo l’embrione sano. 

Ancora, si vorrebbe introdurre un sistema di identificazione nominativo e di schedatura dei pazienti che accedono alla fecondazione assistita. Nessuna decisione, infine, per quanto riguarda la biobanca di Milano per gli embrioni abbandonati: questi continueranno a essere conservati a spese delle Regioni.

Credit immagine: Wikimedia Commons

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