L’elisir di lunga vita è nei geni

Scordatevi il motto “live fast and die Young”. Se per la maggior parte di noi dieta sana, esercizio fisico, bandire alcol e sigarette, sono i segreti per una vita lunga (e diciamocelo, per qualcuno anche un po’ noiosa), esiste invece un gruppo di persone che il proprio personale elisir di lunga vita lo porta scritto nel Dna. Si tratta di Cetp, un gene che gli scienziati sanno da anni essere collegato a una maggiore probabilità di sopravvivere fino alla tarda età, e di avere una salute migliore nella vecchiaia. Una conferma della sua importanza arriva oggi da uno studio (i cui risultati sono ancora preliminari) dell’Albert Einstein College of Medicine di New York, che dimostra come i portatori di questa variante genetica sopravvivano più a lungo della media, non solo rispetto alla popolazione generale, ma anche prendendo in considerazione solamente le persone che hanno già superato i 95 anni di età.

Queste persone non vivono solo più a lungo, ma sono anche più sane”, spiega Sofiya Milman, ricercatrice dell’Albert Einstein College of Medicine che la scorsa settimana ha presentato i nuovi dati nel corso del congresso annuale della Gerontological Society of America.

La nuova ricerca ha analizzato infatti oltre 400 persone con un’età superiore ai 95 anni, valutandone lo stato di salute e la longevità, e mettendoli in relazione con la presenza o meno di Cetp nel loro Dna. I risultati dello studio hanno dimostrato che anche rispetto ad altre persone che hanno già raggiunto un’età invidiabile, i portatori del gene vivono in media più a lungo, hanno una minore incidenza di problemi cardiaci e ictus, e conservano più facilmente intatte le loro capacità mentali anche in tarda età.

Anche se, come spiegano i ricercatori, Cetp non è certamente l’unico gene che protegge l’organismo dagli effetti dell’invecchiamento, il suo contributo è dunque di estrema importanza. Per questo, comprenderne a fondo il funzionamento è una sfida fondamentale per cercare di svelare i processi che determinano l’invecchiamento del nostro organismo. Ma non solo: “Lungo la strada potremmo anche riuscire a sviluppare terapie che mimino l’effetto di questo gene”, racconta infatti Milman.

Quel che si sa è che Cetp svolge un ruolo nel metabolismo del colesterolo, promuovendo una maggiore concentrazione di colesterolo Hdl (il cosiddetto colesterolo buono) nel sangue, e la formazione di molecole di Hdl (lipoproteine ad alta densità) di dimensioni maggiori. Diverse industrie farmaceutiche sarebbero già a lavoro, nella speranza di replicare questi effetti, e di trasformare così il gene in un farmaco, che aiuti ad allungare la vita e invecchiare meglio.

via Wired.it

Credits immagine: via Pixabay

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