L’Europa contro l’ecomafia

Lo scorso gennaio la compagnia petrolifera francese Total ha dovuto pagare 375mila euro per i danni causati dall’affondamento della nave Erika sulla costa francese nel 1999. Si è trattato di una delle sanzione più alte mai applicate per un danno ambientale. Una condanna esemplare, ma isolata. D’ora poi, però, le sanzioni per danni e crimini ecologici saranno imposte per legge: lo ha stabilito a larghissima maggioranza il Parlamento Europeo riunito oggi a Strasburgo.

Tra le conseguenze più importanti, la direttiva impedisce le depenalizzazioni a livello nazionale di reati come le attività volte al traffico illecito di rifiuti tossici, il commercio delle specie protette, lo stoccaggio o il trattamento non a norma di sostanze pericolose. In breve, per tutte quelle azione commesse “intenzionalmente o per grave negligenza” che arrecano o rischiano di arrecare danni alla salute umana e all’ambiente, dagli abissi allo strato di ozono.

Al momento non tutti gli stati prevedono sanzioni e assicurano conseguenze penali per questo tipo di crimini. Il provvedimento impone invece a tutti i paesi europei di applicare pene “efficaci, proporzionate e dissuasive”, in modo da ostacolare anche chi trae profitto dalle differenze legislative tra i vari stati.

Le norme entreranno in vigore nei ventisette paesi membri a due anni dalla loro pubblicazione ufficiale. Entro, quindi, il 2010. Le sanzioni però, non saranno comuni né stabilite dalla UE (come avrebbe previsto la prima stesura della direttiva), ma verranno decise autonomamente da ciascuno stato. “Finalmente l’Unione Europea si dota di uno strumento legislativo in grado di punire le ecomafie con sanzioni pecuniarie o con la reclusione” ha commentato Legambiente. “Purtroppo però”, sottolinea il presidente nazionale dell’associazione Vittorio Cogliati Dezza, “le sanzioni dovranno essere definite a livello nazionale. Legambiente si impegnerà affinché il governo italiano, nel recepimento della nuova direttiva, faccia proprie le sanzioni previste dalla proposta iniziale della Commissione”.

Secondo Ecomafia 2007, il rapporto pubblicato da Legambiente, nel 2006 sono state denunciate 23.668 infrazioni alla normativa ambientale, il 46 per cento nelle sole regioni di Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. In particolare, i reati accertati nel ciclo dei rifiuti sono stati circa quattromila, per un giro di affari di quasi sei miliardi di euro. 

Nelle ultime quattro legislature, il parlamento italiano ha istituito una Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite collegate, operazione che ha puntato i riflettori sul business illegale. Nel 2001, inoltre, è stato finalmente approvato il delitto di attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti. “Questa direttiva”, ha affermato ancora l’associazione, “deve servire ora a completare il processo di riforma della normativa ambientale italiana, procedendo una volta per tutte all’inserimento dei delitti ambientali nel codice penale”.  (t.m.)

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