Categorie: Fisica e Matematica

Lhc, indizi di una nuova particella?

Il nuovo Lhc è ripartito quest’anno, più potente di prima, e potrebbe aver messo da parte già qualcosa di interessante da mostrare ai fisici di tutto il mondo. Gli stessi due esperimenti che hanno scoperto il bosone di Higgs, Cms e Atlas, avrebbero infatti avvistato qualcosa di interessante. Forse una nuova particella. Forse una versione più pesante del famoso bosone. Forse però potrebbe trattarsi anche solo di una coincidenza.

Tutti questi forse sono giustificati dal fatto che parliamo di pochi dati per poter dire di avere tra le mani qualcosa di concreto. E con bassa significatività statistica. Una nuova scoperta insomma non c’è ma di fatto qualcosa di interessante – o potenzialmente tale – sì. Qualcosa a cui guardare certamente nell’anno a venire.

A motivare queste sensazioni sarebbero alcuni dati diffusi martedì, in occasione della presentazione dei risultati della fase due dell’Lhc, quella a 13 TeV. Sia Atlas che Cms infatti avrebbero notato tra i prodotti delle collisioni tra protoni un eccesso (ovvero rispetto agli eventi attesi) di coppie di fotoni a energie di circa 750 giga electronvolt (GeV). Eccessi sì ma piccoli: 40 coppie di fotoni oltre l’atteso nell’esperimento Atlas, appena una decina per Cms. Eccessi che, scrive Nature News, i gruppi non avrebbero neanche riferito se entrambi non avessero notato questa coincidenza per l’appunto di eventi intorno alla stessa regione di energia.

Il valore identificato di energia in cui si registrano gli eccessi indurrebbe a pensare di essere di fronte al decadimento di una particella più pesante di Higgs, forse una sua variante più pesante. Se abbiamo appena avuto le tracce di una scoperta che potrebbe rivoluzionare ancora la storia delle fisica delle particelle oppure si tratta solo di un abbaglio però lo sapremo solo accumulando nuovi dati.

Via: Wired.it

Credits immagine:µµ/Flickr CC

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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  • E così non ha fine l'orizzonte raggiunto, subito se ne apre uno nuovo anche nell'infinivamente piccolo.

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