Categorie: Fisica e Matematica

Lhc, collisioni alla massima energia

Il gran giorno è finalmente arrivato. Dopo due anni di stop, programmati per operazioni di manutenzione e aggiornamento, l’acceleratore di particelle più grande al mondo, il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra, ha iniziato oggi a operare alla sua massima energia, la bellezza di 13 TeraelettronVolt (TeV). È un’energia mai raggiunta prima da una macchina artificiale, che, auspicabilmente, ci permetterà di risolvere alcuni dei misteri ancora aperti nella fisica fondamentale, tra cui la natura della materia oscura e dell’antimateria.

“È un grande momento, è una grande emozione”, ha commentato a caldo Fabiola Giannotti, la direttrice del Cern. “Abbiamo registrato le prime collisioni a 13 TeV. Questo è un punto di arrivo importantissimo, perché abbiamo lavorato per anni per ottenere queste collisioni. Ma è anche un punto di partenza, perché queste energie ci permetteranno di rispondere a domande importantissime nella comprensione della fisica fondamentale”. In verità, l’acceleratore di Ginevra ci aveva già dato parecchie soddisfazioni: due anni fa, infatti, aveva identificato lo sfuggente bosone di Higgs, la particella di Dio (o particella maledetta, fate un po’ voi), teorizzato oltre quarant’anni prima.

Qualche giorno fa, come vi avevamo raccontato, nei 27 chilometri di circonferenza dell’acceleratore erano cominciati a circolare i primi protoni. I fasci avevano già raggiunto l’energia di 13 Tev, ma si trattava di accelerazioni di prova, per verificare l’allineamento delle particelle. E, soprattutto, non era ancora avvenuta alcuna collisione: i tecnici avevano fatto circolare alternativamente le particelle prima in una direzione e poi nell’altra. Oggi, invece, sono stati accelerati contemporaneamente due fasci, che poi si sono scontrati in prossimità dei rivelatori di Atlas e Cms (i due esperimenti che avevano scovato l’Higgs). Adesso non ci resta che aspettare.

Via: Wired.it

Credits immagine: Jim Shank/Flickr CC

 

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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