Liberiamo la ricerca

Dare alla comunità scientifica italiana e internazionale un luogo per far sentire la propria voce contro i molti attacchi portati alla libertà di ricerca. È con questo obiettivo che il Consiglio Nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, svoltosi a Roma il 22 e 23 luglio, ha lanciato un piano d’azione per la convocazione di un Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca Scientifica entro i primi mesi del 2006. Un congresso permanente e itinerante, che possa essere convocato ogni volta in un paese diverso e da gruppi diversi per discutere di un particolare aspetto. Il progetto è stato illustrato durante un dibattito che, come inevitabile, ha preso le mosse dal risultato del referendum sulla legge 40. Una cocente sconfitta per la comunità scientifica, che sembra però aver funzionato almeno da campanello di allarme per i ricercatori italiani, tradizionalmente restii a uscire allo scoperto ed esporsi politicamente. Tra i ricercatori presenti alle due giornate romane c’era Elena Cattaneo, docente di farmacologia all’Università di Milano, a cui abbiamo chiesto di riassumere lo spirito con cui, da parte della comunità scientifica, viene promossa l’idea. “Il problema principale”, spiega, “è trovare modi per organizzare la comunità scientifica con un po’ di anticipo rispetto all’emergere di problemi e di attacchi sistematici alla libertà di ricerca, come quello rappresentato dalla legge 40. Durante la campagna referendaria abbiamo visto una buona mobilitazione dei ricercatori, per molti versi inedita, ma è chiaro che ci siamo svegliati tardi, mentre dall’altra parte c’era una strategia precisa che si è costruita nel corso di anni. E in fondo lo stesso era già successo con gli Ogm o con il caso di Bella”. Durante il convegno, racconta Cattaneo, sono stati riassunti i diversi modi in cui la libertà di ricerca scientifica è oggi limitata in Italia, e il tema della ricerca sulle staminali embrionali è un ottimo esempio di tutti e tre. “Da una parte ci sono le leggi, come la proibizione di usare gli embrioni sovrannumerari per fini di ricerca. Un secondo modo più subdolo è la concessione dei finanziamenti. Per fare un esempio, anche se non possiamo sviluppare nostre linee cellulari, secondo la legge 40 possiamo importarne dall’estero. Però se non ci vengono concessi finanziamenti per lavorarci anche questa è una possibilità fittizia. Il terzo tipo di attacco, forse il più pericoloso, è la distorsione delle informazioni sulla ricerca scientifica fatta attraverso il dibattito politico e i media. Durante la campagna referendaria, per esempio, abbiamo sentito continuamente dire che la ricerca sulle embrionali non serve e che le stesse cose si possono fare con le staminali adulte. Questo è un modo di soffocare la ricerca, che per definizione lavora su ciò che ancora non si conosce. Proporre un confronto tra ciò che si vorrebbe fare in futuro e ciò che già si fa è scorretto, a parte il fatto che nessuno ha mai spiegato quali sarebbero tutte queste malattie che già si curano con le staminali adulte”. È specialmente contro quest’ultimo tipo di attacco alla libertà di ricerca, continua Cattaneo, che la comunità scientifica dovrebbe trovare la volontà e gli strumenti per far sentire la propria voce. Il che però richiede strategie nuove, di cui la convocazione di questo congresso vorrebbe essere un esempio. “Prima di tutto c’è il problema che pochi di noi sanno parlare con i media. Ma è anche vero che c’è stata tradizionalmente molta riluttanza da parte dei ricercatori a scoprirsi, a prendere posizione pubblicamente. In molti casi è solo mancanza di tempo, molti di noi sono troppo impegnati a sopravvivere e far quadrare i conti dei laboratori per dedicarsi alla politica. In altri casi è anche paura. Ma la campagna referendaria mi sembra abbia suonato la sveglia, anche se in modo tardivo. Io mi sono ritrovata per la prima volta a tenere discorsi nelle piazze, insieme a colleghi che prima incontravo solo ai convegni. Per la prima volta si è sentita chiaramente l’insofferenza della comunità scientifica per gli attacchi a cui è sottoposta. Speriamo che serva per il futuro. L’idea di questo congresso permanente è di far capire che la libertà di ricerca è un patrimonio di tutti, che i ricercatori stanno cercando di difendere nell’interesse collettivo”. Per ora, il primo passo è una sottoscrizione, aperta dall’Associazione Luca Coscioni, per raccogliere entro la metà di ottobre i 50.000 euro necessari a garantire la convocazione del congresso. È possibile contribuire collegandosi al sito http://servizi.radicalparty.org/coscionicontributi/join_form.php

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