L’impulsività nel Dna

Un cervello impulsivo non riesce a far funzionare i suoi “freni” inibitori. Questa incapacità, nei casi più critici, può causare sindromi psichiatriche e comportamentali, dai disturbi della personalità all’aggressività. Ora, uno studio condotto da Laura Bevilacqua dei National Institutes of Health (Usa) dimostra che l’impulsività ha una base genetica. Ma i geni, spiegano i ricercatori su Nature, sono determinanti solo quando si è sotto l’effetto dell’alcol. 

Per far luce sui meccanismi cerebrali che controllano l’impulsività, i ricercatori hanno analizzato il Dna di 96 volontari finlandesi. Il popolo finlandese è un ottimo soggetto di studio perché, discendendo da un piccolo gruppo di coloni, ha una minore complessità genetica. Ciò significa, per esempio, che rende più semplice individuare le mutazioni correlate alle malattie che hanno una base genetica.

Il campione scelto comprendeva sia criminali che avevano intenzionalmente commesso atti violenti, sia persone incensurate. I risultati dell’analisi hanno evidenziato che una mutazione nel gene HTR2B si presenta con una frequenza tre volte superiore nel primo gruppo rispetto al secondo. Il gene in questione sintetizza uno dei recettori della serotonina, un importante neurotrasmettitore cerebrale. 

Ma, sottolinea Bevilacqua, la mutazione, da sola, non è sufficiente a causare il comportamento impulsivo. I portatori del gene malfunzionante, infatti, diventavano violenti solo sotto l’effetto dell’alcol, che causa disinibizione. 

Il risultato è stato confermato da un esperimento condotto su topi, che sviluppavano maggiore impulsività se privati del gene equivalente all’HTR2B umano. La scoperta può avere implicazioni importanti, ma i ricercatori sono cauti e ricordano i limiti dello studio: la ristrettezza del campione e la consapevolezza che sono molti i fattori genetici e ambientali che regolano i comportamenti impulsivi.

Riferimento: doi:10.1038/4681049a

1 commento

  1. Anche una zona frontale del cervello, la regione corticale prefrontale, sembra avere un nesso forte con la violenza. E’ ormai accertato che individui che hanno sofferto di traumi nella zona orbitofrontale, che fa parte della suddetta corteccia, presentano chiari atteggiamentiantisociali con forti tendenze aggressive.Un’altra zona implicata nella violenza è l’amigdala cerebrale, una piccola formazione a forma di mandorla facente parte del sistema che coordina le emozioni e che regola il senso della paura. La stimolazione elettrica dell’amigdala porta certi individui a un’immediata reazione di ira e di aggressività !
    Alcuni comportamenti giovanili antisociali di alcuni individui sono invece disturbi comportamentali gravi ed irrecuperabili che hanno intaccato il loro cervello quando era ancora plasmabile.E’ interessante sottolineare che I pazienti che presentavano ossessioni di violenza avevano ridotti livelli liquorali di 5HIAA. Come vedete l’uomo è vittima del suo stesso comportamento!

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