L’infanzia lunga di Neanderthal

Nell’uomo di Neanderthal l’infanzia non era più breve. Analizzando i denti di ominidi, che risalgono dai 30.000 ai 150.000 anni fa, Debbi Guatelli-Steinberg, antropologa dell’Ohio State University e primo autore dello studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, smentisce quanto finora creduto: che l’Homo neanderthalensis raggiungesse la maturità in un tempo inferiore, almeno del 15 per cento, rispetto a Homo sapiens. Gli studiosi sono giunti alla conclusione dopo un’analisi comparata delle linee microscopiche che si formano sulla superficie esterna dei denti. Come gli anelli nella sezione del tronco di un albero permettono di risalire all’età della pianta, così le striature sui denti permettono di distinguere le fasi successive della crescita. Confrontando più di 350 campioni di denti appartenenti all’uomo di Neanderthal con quelli di tre popolazioni umane, i ricercatori hanno verificato che i tempi di formazione dello smalto nelle due specie sono simili. La durata dell’infanzia è importante perché rappresenta il periodo in cui il cervello si sviluppa maggiormente, sia nelle dimensioni sia nelle capacità, ma per confermare la notizia manca ancora un dato essenziale: l’età della comparsa del primo molare nell’Homo neanderthalensis. (a.p.)

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